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Se è una santa lei, Fabio non è un santo, e quando la santit

Nomine sub ficto «triperuni» cogimur idem: infans et iuvenis virque, sed unus inest. Giove, Nettuno, Pluto d'un Saturno ebber a sorte il ciel, il mar, l'inferno; fulmini, denti, teste in lor governo: tre trine insegne per tre cause fûrno. Tre fonti, oltra le tre del mio Liburno, nacquer d'un capo santo al sbalzo terno: cosí Merlino, Fúlica, Limerno si calcian d'un Teofil il coturno.

ma riconoscerai ch’i’ son Piccarda, che, posta qui con questi altri beati, beata sono in la spera più tarda. Li nostri affetti, che solo infiammati son nel piacer de lo Spirito Santo, letizian del suo ordine formati. E questa sorte che par giù cotanto, però n’è data, perché fuor negletti li nostri voti, e vòti in alcun canto».

Ho trovato anche altre rappresentazioni artistiche originali; specialmente due figure di S. Stefano e di S. Lorenzo. Il primo santo è lapidato; il pittore o il restauratore ha voluto con strano pensiero inserire nel quadro delle vere pietre, e nel suo zelo ha rappresentato materialmente l'aureola, rompendola coi sassi.

Appena quanto occorreva per gli apparecchi nuziali. Gran giornata, quella festa di San Luca! Ma ogni santo ha la sua vigilia, e mastro Jacopo pensò giustamente che dovesse averla anche il terzo degli evangelisti e il primo dei pittori cristiani. Il giorno delle nozze doveva essere un giorno di raccoglimento; bisognava dunque solennizzarlo in anticipazione, facendo alla vigilia il pranzo nuziale.

TEODOSIO. Consorte carissima, poiché sei giá fatta chiara ch'io sia Teodosio tuo marito che un tempo amasti con tanta fede e amore, se per l'altrui inganni mi scacciasti da te, dammi ora licenza che ti possa ricevere in queste braccia. SENNIA. O Dio santo e benedetto, chi è piú contenta di me in questa vita?

Cio` che da lei sanza mezzo distilla non ha poi fine, perche' non si move la sua imprenta quand'ella sigilla. Cio` che da essa sanza mezzo piove libero e` tutto, perche' non soggiace a la virtute de le cose nove. Piu` l'e` conforme, e pero` piu` le piace; che' l'ardor santo ch'ogne cosa raggia, ne la piu` somigliante e` piu` vivace.

Sento che puote ingegno essere adorno Di ricco intendimento e di scïenza, Della Croce adorando il santo scorno; E m'umilio con gioia e reverenza Col cattolico volgo a questa Croce, E in lei sola di scampo ho confidenza». Eloquente dal cor rompea la voce Del buon canuto, come a tal, cui forte Dell'error d'un amato angoscia cuoce.

Cencio allora sgomentato si gitta ai piedi del pontefice e supplicandolo di perdono: Mercè! santo padre, sclama novellamente, mercè se ho oltraggiata la vostra tremenda persona. Non avete oltraggiato noi, Cencio, risponde Ildebrando, perchè noi siamo l'ultimo servo dei servi. Voi avete vilipesa la terribile maest

santo per affliggersene. Ma se io, a vero dire, non dormo meno tranquillamente sotto le censure della Chiesa, i miei vassalli non la pensano come i vostri, Roberto. Così che mi misi alquanto in angustie, e confessai ad Alberada le mie dubbiezze. Ella, che voi sapete quanto sia generosa, si offerse rappattumar tutto col papa, meglio col suo cancelliero Ildebrando. Dell'animo di costui ella aveva capito alcun poco l