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Aggiornato: 4 giugno 2025


Secondo la sua abitudine, non prolungava di molto la sua presenza nei saloni. Ma, durante il poco tempo che vi restava, alcun'altra persona non aveva il privilegio di disputarlo alla signorina di Perceval. Breve, le cose giunsero al punto, che si cominciava a dimandarsi se non si fosse caduto in inganno nell'apprezzamento dello spirito di quella giovinetta.

Io perdo la bussola! sclamò Augusta ricadendo affranta sul canapè. Prestatemi il vostro principe di Lavandall. Impossibile. Voi lo sapete: egli è la mia provvidenza. Io v'ò detto: prestatemi il principe. No. Vi sono dei prestiti che non si ricuperano mai più. Voi sapete, belloccia mia, che io lo conosco, che lo incontro presso i ministri, nelle ambasciate, nei saloni del Faubourg.

Paolina non era così bella che la duchessa di Dino, ma era altrettanto ardita ed intraprendente. Si susurrava chiotto chiotto nei saloni che ella arrivava dove altre, infinitamente più belle di lei, non avrebbero osato collocare neppure una speranza, e che, aggiungendo la vivacit

In quel momento si udì nei due saloni una specie di brulichìo? paragonabile a quello della brezza nelle foglie della foresta. Tutti gli sguardi si volsero verso la porta. Era Morella che entrava, e madama Thibault che si precipitava al suo incontro. L'effetto, l'ò detto, fu completo. Il primo che sollecitò a dimandare di essere presentato, fu il principe di Lavandall.

Con lui venne a Venezia e mentre il padrone s'intratteneva nei saloni del palazzo Zecchin, il poco paziente domestico, che s'era fermato sull'ingresso del palazzo a godersi le scene del popolo festante, vedendo i tre romani, che amava come figli fendere la folla con tanta precipitazione volle seguirli e così anche lui si trovò all'osteria sulla Riva degli Schiavoni alle calcagna di Cencio.

Luigi Filippo ne sapeva abbastanza per ricusarlo come segretario dell'ambasciata di Russia. Si era discorso di ciò, pare, alla corte di S. Pietroburgo, e lo si era ripetuto nei saloni della principessa di Lieven.

Ora, questa sultana dei saloni aristocratici subiva, da ventiquattro ore, i dolori più strazianti, le ferite più spietate cui potevano infliggere il denigramento, il rimorso, l'insulto, l'ignominia.

Dicevasi: «Una delle più belle giovani donne di Parigi, la lionne dei nostri saloni aristocratici, R* di L... moglie di uno dei nostri romanzieri più a la moda ed il più grazioso dei tempi nostri, il signor S* di L... il signor principe di L... rappresentante in partibus di una delle grandi potenze del nord di Europa... un poetico banchiere scandinavo, il signor A... D... l'intendente di una bella vedova, conosciuta per l'eleganza del suo gusto ed i misteri della sua vita, madama A... T...»

Una doppia siepe di lacchè incipriati e gallonati salutò fino a terra. Il principe precede, aprendo la porta per lasciar passare Bambina. Essi traversarono così parecchie sale e saloni ed arrivarono al gabinetto particolare del principe. Bambina non vide nulla, non guardò a nulla. Si fermarono in quella stanzina, che non aveva altre porte. Bambina, senza esservi invitata, si lasciò cadere sopra un canapè. L'emozione l'aveva spossata. Il principe di Schwartzemberg si assise a fianco a lei, all'altra estremit

Naturalmente i saloni di Bologna andarono sossopra per la notizia, e la bufera dei sarcasmi inevitabile ad ogni matrimonio scoppiò più violenta. Tutti se ne sentivano offesi. La ricchezza di Bice, sulla quale molte famiglie patrizie dissestate avevano gi

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prorruppe

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