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Aggiornato: 7 ottobre 2025


Per l'armi intanto, e per l'armata gente Così per entro Rodi alto risuona, Che men rimbomba, se per l'aria ardente La gran porta del ciel fulmina, e tuona; Ed a gravi pensier volta la mente Quinci Adrasta magnanima ragiona Nel tempio, ove le donne afflitte il ciglio Facean preghiera nel mortal periglio.

Ti sovvenga che tu pure D'uman frale andasti cinto, Che tristezza allor t'ha vinto, Ch'eri stanco di patir. Lux justorum laetificat. No, pia, no, gentile, Per me non sei morta! Ti veggio, simìle Ad angiolo sorta, Su sposo e fratelli E amici vegliar. Dal ciel mi risuona Tua dolce parola. Che spiriti innalza, Che petti consola: Così gi

Non amiamo più. Nulla vi ha più in noi, nulla risuona più nel nostro cuore. In noi si è fatto il silenzio e la solitudine: invano cerchiamo scuotere questa inerzia, invano ci ribelliamo contro questa indifferenza. L'amore è morto: e se quella sua forma fu una falsit

Il pino risuona come un arpa allorchè il vento scherza con le sue fronde; il suo suono ha qualche cosa di delizioso, come un canto di spiriti.

Egli aveva meditato in quei giorni, e il terrore della solitudine, che non ha grida, ma risuona dentro l'anima in vibrazioni echeggianti, lo prendeva d'un tratto.... Egli soffriva la responsabilit

Sta notte ho inteso di nuovo il suono di chitarra e la voce della prima sera, e ho sentito per la prima volta la musica araba. In quella perpetua ripetizione dello stesso motivo, quasi sempre malinconico, c'è qualcosa che a poco a poco va all'anima. È una specie di lamentazione monotona che finisce per soggiogare il pensiero come il mormorio d'una fontana, il canto dei grilli e il battere dei martelli sulle incudini che si ode la sera passando vicino a un villaggio. Mi sento forzato a raccogliermi e a meditare come per afferrare il significato riposto di quella eterna parola che mi risuona all'orecchio. È una musica barbara, ingenua e piena di dolcezza, che mi fa risalire col pensiero fino alle et

Era la notte e il mar non avea lume Quando s'incominciar l'aspre contese ................... Dalla rabbia del vento che si fende Fra i scogli e l'onde escon orribil suoni; Di spessi lampi l'aria si raccende; Risuona il ciel di spaventosi tuoni. ARIOSTO, Orl. Fur. Can. 41.

Così essa risuona in vario metro al nostro orecchio, con qualche nota di malizia gentile, con qualche spunto d'ironia cortese; e va dall'Asia, culla del genere umano, via via per contrade e per tempi diversi, fino all'Europa dei giorni nostri, fino alla donna che oggi vende l'amore o muore per amore asfissiata democraticamente col carbone.

Parola Del Giorno

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