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Aggiornato: 12 luglio 2025
Don Diego era tutto in iscompiglio. Delle idee di tutti i colori turbinavano nel suo capo. Ciò che aveva udito e veduto lo annientava. Campobasso impiombò i suoi occhi freddi, ironici, pieni di disprezzo, crudeli, su quel sembiante decomposto e disse: Sei tu Don Diego Spani di Lauria? Sì, signor commissario. Interdetto da Sua Eccellenza Reverendissima monsignore di Policastro?
Oh no, Madre reverendissima; alla mia et
Non parlò, non fiatò; stese la mano con gesto di minaccia, come se avesse detto: «Me la pagherete!» E furiosamente partì. È impossibile descrivere la tremerella che assalse don Omobono. Fuori di sè per la paura, accompagnò il prelato incollerito fin sulla porta, e sprofondandosi in un inchino, balbettò sommessamente: Ecce....cellenza.... reve.... reverendissima!
Domando perdono a vostra eccellenza reverendissima, se riesco importuno in questo momento. Così esordì Marini, stando colla schiena curva e il collo piegato sull'omero destro, e tenendo il cappello con ambe le mani sopra la pancia. Dica, dica pure quello che ha da dirmi; purchè faccia presto. Questa mattina ho un mondo di cose da sbrigare, e mi piovono le noje.
Un po' per le piccole sofferenze inerenti alla sua condizione, un po' per lo stato del suo animo, Fortunata non sapeva risolversi a uscire e non vedeva nessuno fuori che il canonico, il quale, buona pasta d'uomo, veniva ogni tanto a far l'ufficio di confortatore e a dire che non aveva ancora potuto indurre Sua Eminenza Reverendissima a parlare al conte Zaccaria, ma che non dubitava punto di indurvelo quanto prima.
Il giudice si profuse in inchini, esclamando più volte: Eccellenza reverendissima! Il prelato si avanzò con passo ardito e disinvolto; fece passando un leggero cenno della testa in risposta al saluto dei due signori, poi venuto innanzi alla principessa, le baciò la mano con galanteria, e le disse familiaramente: Bella cugina, come va? Bene, monsignore, rispose essa. Accomodatevi.
Accompagnatemi fino a casa ed io vi presento una polizza di 200 ducati sul Banco. Allora, monsignore, io sono a Vostra Eccellenza Reverendissima. Il canonico s'irradiava. Questa ricchezza però, questa prospettiva siderale dell'avvenire, lungi dall'abbarbagliare, schiacciarono Don Diego. Che gli importava oggimai tutto ciò? egli era solo. Si pentì di avere accettato.
Don Diego abbassò gli occhi senza rispondere. Perchè quel santo vescovo di monsignore Laudisio ti ha desso interdetto? Egli non m'ha fatto l'onore di dirmelo. Egli! Egli! tu potresti ben dire Sua Eccellenza Reverendissima, mi pare? Infine, perchè sei tu partito da Lauria, innanzi tutto?
Bravo, signor cavaliere! Ho letta la vostra relazione e posso assicurarvi che è un bel lavoro. Ve ne faccio i miei rallegramenti. Sono troppo fortunato, se l'opera mia ha incontrato l'approvazione dell'eccellenza vostra reverendissima, rispose Marini con un inchino. Sì, la mia piena approvazione, riprese monsignore.
Oh, per questo, interruppe Pasquale, che vedeva andar la predica per le lunghe, e tanto, o prima, o dopo, bisognava rompere il ghiaccio, la non si metta sui trampoli. Vossignoria reverendissima. Trecento lire genovesi, da ottanta centesimi l'una, e chiamato quassù tre volte almeno per settimana, ora per una cosa or per l'altra, che più ci ho rimesso di scarpe!
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