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Aggiornato: 3 giugno 2025
Sí: ècci un pianto di fuoco, cioè di vero e sancto desiderio, el quale si consuma per affecto d'amore: vorrebbe dissolvere la vita sua in pianto per odio di sé e salute de l'anime, e non pare che possa. Dico che costoro hanno lagrima di fuoco, in cui piagne lo Spirito sancto dinanzi a me per loro e per lo proximo loro.
E cosí t'ho mostrato che, se ella non si vedesse e rendesse lume al tempo della pruova dinanzi da l'uomo, non sarebbe veritá che la virtú fusse conceputa. Perché giá ti dixi e hotti manifestato che virtú non può essere, che sia perfecta, che dia fructo, senza el mezzo del proximo.
Avendola venduta e sbaractata al demonio, el demonio con esso lui ne va e portane quello che in questa vita acquistò, empiendo la memoria delle delizie e ricordamento di disonestá, superbia, avarizia e amore proprio di sé; odio e dispiacimento del proximo, perseguitatore de' miei servi.
E che questo sia vero, tu il vedi ne' servi miei e pruovi: ché sí grande peso lo' pare a tirare queste anime che sonno prese nel sancto desiderio loro, che chiamano compagnia, e vorrebero che ogni creatura che ha in sé ragione gli aitasse, con umilitá reputandosi insufficienti. E però ti dixi che chiamavano l'umilitá e la caritá del proximo, ché gli aitasse a trare questi pesci.
Di quelli e' quali, per non lassare la loro pace e consolazione, non sovengono al proximo ne le sue necessitadi. Hotti decto de l'inganno che ricevono coloro che a loro modo vogliono gustare e ricevare me nella mente loro.
Questi non nascondono la virtú per timore ma per umilitá; e se egli è bisogno del servizio suo nel proximo, egli non la nasconde per timore della pena né per timore di perdere la propria consolazione, ma virilmente il serve perdendo se medesimo e non curando di sé. E in qualunque modo egli exercita la vita e 'l tempo suo in onore di me, si gode e truovasi pace e quiete nella mente.
E perché delle pene, che debba portare il proximo mio, io per li miei peccati ne so' cagione, però ti prego benignamente che tu le punisca sopra di me. Come l'operazioni finite non sono sufficienti a punire né a remunerare senza l'affecto de la caritá continuo.
Per questo modo nutricará el fuoco della mia caritá in sé, perché la caritá del proximo è tracta da la caritá mia, cioè da quello cognoscimento che l'anima ebbe conoscendo sé e la bontá mia in sé, unde ella si vidde amare da me ineffabilemente.
Ma come in veritá m'ama, cosí fa utilitá al proximo suo; e non può essere altrementi, perché l'amore di me e del proximo è una medesima cosa, e tanto quanto l'anima ama me, tanto ama lui, perché l'amore verso di lui esce di me. Questo è quel mezzo che io v'ho posto acciò che exercitiate e proviate la virtú in voi: che, non potendo fare utilitá a me, dovetela fare al proximo.
Però che ne l'amore di me compie l'amore del proximo; compíto l'amore del proximo, ha observata la legge: ciò che può fare d'utilitá, secondo lo stato suo, colui che è legato in questa dileczione, sí el fa. Come le virtú si pruovano e fortificano per li loro contrari. Hotti decto come egli fa utilitá al proximo, nella quale utilitá mostra l'amore che ha a me.
Parola Del Giorno
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