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Aggiornato: 28 giugno 2025


Ed anzi, avendo in quel giorno dimenticata la croce colla quale soleva benedire il suo docile popolo, colse dal prato un fiorellino, e, con esso tracciando nell'aria le mistiche linee, pronunciò col massimo fervore questa poetica invocazione: "O Voi, dalla cui mano misteriosa prendo questo fiore in tutta la sua purezza, mentre il legno della croce è stato lavorato dagli uomini, Divino Fattore, questa purezza, questo profumo versateli sui vostri servi, così che noi possiamo, simili al fiore, seguire la vostra legge, e, chinando il capo alla mano che ci coglie, dire: Ei volle!"

Cozzo che non s'è mai presentato che al momento del pericolo e nel pericolo sempre tra i primi, io l'ho veduto a Caserta morente col petto rotto da una palla borbonica e baciai cogli occhi umidi quella fronte d'angelo! Egli sorrise vedendomi d'un sorriso che terrò scolpito nell'anima fino alla morte e pronunciò le ultime solenni parole: «Io sono felice d'aver dato la vita al mio paese!».

Napoleone III o non so chi altri, pronunciò una parola meritamente celebre: «Quanto dura l'eternit

Napoleone ha riassunto l'epoca, allorquando pronunciò: che l'Europa nello spazio di quaranta anni sarebbe stata cosacca o repubblicana.

Imazza non parve punto intendere questi detti, alzò lo sguardo a Gabriele, e dopo averlo considerato a lungo, pronunciò le seguenti parole con voce raddolcita, che annunziava un improvviso commovimento dell'anima, il quale la ritornava alla ragione: "Chi sei tu, o giovine? Tu non abiti certo nel nostro paese? Perche abbandonasti la tua casa? Hai tu col

E i nuovi arrivati trassero anche loro quel fiato, che da tre ore pesava loro sul cuore. Massimo cercò un'altra volta la mano di donna Vincenzina, mormorando: C'è una provvidenza. È salvo? sarebbe stato troppo orribile ve'... pronunciò con brusca franchezza il Cresti, lieto di sentir anche il suo cuore libero e contento.

Un conoscente di Norimberga mi disse Violet il signor *. Poi pronunciò il mio nome e soggiunse: mio fidanzato. Prese in pari tempo il mio braccio, vi si appoggiò tutta e salutò colui del capo senza stendergli la mano, dicendo: Addio, signore. Buona fortuna. Credetti per un momento che l'uomo volesse rispondere qualche cosa d'acerbo, mi tenni pronto.

Poi che si tacquero, egli, ritto in piedi, col braccio alzato, colla punta della spada tesa sul messale aperto, pronunciò questo giuramento: Io, Don Estebano, principe di Castiglia, duca di Salamanca e di Zamora, giuro sulla sacrata croce vera di Cristo, sull'evangelio e su questa lama d'Alfonso VIII d'Aragona, giuro d'essere sposo in terra ed in cielo alla principessa Donna Elisenda di Leon, marchesa di Valadolid, contessa d'Asturia, mia eccelsa cugina.

In fine, ella si ritrasse e Manfredo la seguì. Sedete! fu la prima parola ch'essa, tutta tremante, pronunciò. Manfredo si assise di fatto, ma non parlò ancora. I suoi occhi erano fisi nella contemplazione della Ginevra; non ci poteva essere cosa più attraente della vaga e svelta figura di quella giovane donna, linee più care di quel volto impallidito dai lunghi affanni,... La bellezza della duchessa Elena era senza dubbio più perfetta; ma quella perfezione, essendo la sede stessa della volutt

Nelle poche parole ch'essa pronunciò dinanzi il Tribunale militare è tutta la donna che ho presentato. Compendiano il suo cuore, la sua modestia e il suo carattere. Leggetele, vi troverete la indifferenza tragica per tutto ciò che riguarda l'imputata la serenit

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