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Non ho fatto risposta prima d'ora alla tua dimanda intorno al merito dell'opera seria Demetrio e Polibio, perché il giudicio mio in fatto di musica, non potendo io derivarlo, come sai, da conoscenza alcuna dell'arte, sarebbe forse parso intempestivo anche a me medesimo, se per indurmi a proferirlo avessi stimato sufficiente il suffragio delle prime sensazioni del cuor mio.

FELICE RAMORINO nel Giornale d'Italia 23 maggio: «Soprattutto e prima di tutto i testi classici vogliono essere curati. Una Raccolta senza pretese ma fatta con diligenza e buon metodo, che esibisse nel testo ora ritenuto migliore le opere dei principali poeti, storici, oratori, filosofi greci e latini, con sobrii prolegomeni e note, raccolta a cui potessero ricorrere con fiducia gli studiosi, corrisponderebbe a un vero bisogno del nostro paese, perché ora, se si deve consultare Erodoto o Tucidide o Polibio o Plutarco o Cicerone stesso o Cesare o Livio, non si può a meno di ricorrere a edizioni forestiere». Come si vede, tanto CAL

E perciò Cicerone, tutti i romani professavano doversi prendere da essa, eloquenza, lettere, ius pubblico e privato, costumi, ogni civiltá, ogni coltura, di preferenza che dalla religione. Le lettere specialmente dipendettero tutte, si conformarono tutte dalla filosofia. Polibio, contemporaneo ed amico de' Scipioni, fu uno de' primi e piú grandi venuti di Grecia a ingentilir Roma.

In compenso, il Cusani ristampò la piú antica prosa del Berchet della quale abbiamo notizia, cioè la Lettera sul dramma «Demetrio e Polibio«, della quale non è stato possibile a me rintracciare l'edizione originale, fattane a Milano, dal Pirotta, nel 1813.

I Discorsi cominciando dal ragionare delle origini delle varie forme di governo s'appropriano, traducendolo, tutto un brano del settimo libro delle Storie di Polibio: le applicazioni che il Macchiavelli ne fa alla storia romana concludono a questo, che Romolo avrebbe potuto fondare diversamente Roma e diversamente informarne la storia, ma che i Romani risultarono così da lui costituiti e così durarono per gli scopi che dovevano realizzare.

I. Lettera sul dramma «Demetrio e Polibio», cantato nel teatro Carcano, della quale si parla piú sopra. II. Sul «Cacciatore feroce» e sulla «Eleonora» di Goffredo Augusto Bürger. Fu ristampata dal Cusani nelle citate Opere edite ed inedite. Ristampata dal Cusani. IV. Del criterio ne' discorsi. Nel numero 4 del Conciliatore, 13 settembre 1818. Ristampato dal Cusani.

La Spagna riceve i suoi ori ed argenti dall'America, pochissimo essendo in oggi il provento di questi metalli dalle miniere de' suoi regni, che pure, giá molti secoli, erano copiose, che rendevano alla repubblica romana solamente in argento 25.000 dramme al giorno, che sono 142.578 marche all'anno, secondo narrano Strabone e Polibio, citati dal Bodeo nel quarto libro De asse, ove riduce questa somma a poco meno di un milione di scudi d'oro all'anno in valuta moderna, ed asserisce essere stata copiosa altresí d'oro, di cui Plinio narra che ne cavavano d'effettivo metallo 20.000 libbre all'anno, quasi tutto dall'Asturia, oltre la quantitá di ferro, rame, piombo e di tutte l'altre cose che rendeva quella provincia; onde la Spagna fu in quel tempo a' romani ciò che in oggi sono le Indie occidentali alla Spagna.