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Aggiornato: 25 maggio 2025


Strada facendo giunsero alla casa di un loro conoscente, Michelangelo Barni, e richiestolo del suo baroccino si diressero al Molino di Pispola. A misura che il Sequi si avvicinava al Molino si ingigantivano nella sua mente i pericoli cui erano stati esposti per tutta la giornata i due profughi tanto accanitamente ricercati dalla sbirraglia della reazione, e non fu senza un'ansia tremenda che si presentò sul limitare della casa. Entrò e vide il coraggioso capitano e il suo compagno seduti a mensa in mezzo alla famiglia del mugnaio, colla tranquillit

Ma la fortuna d'Italia preparava ad due sconosciuti una via più sicura. Enrico Sequi, giovane ingegnere preposto alla direzione di alcuni lavori stradali che si compievano in vicinanza di Vaiano, vicino villaggio posto sulla destra del Bisenzio, si incamminava verso il monte cacciando. Pervenne così al Molino di Cerbaia, a quattro chilometri dal paese, ed erano circa le ore 8 di mattina. Pispola col fare ciarliero del campagnuolo semplice e rozzo gli raccontò che un'ora avanti si erano presentati al Molino due forestieri, i quali avevano chiesto di rinfrancarsi, e di proseguire la strada per Pistoia; intanto erano a tavola, e venivano preparati i cavalli secondo il desiderio loro; concluse invitando il Sequi a fare compagnia agli ospiti. Questi, sorpreso dalla novit

Ebbe la polizia sentore del fatto dopo qualche giorno, o fece arrestare, prima tutta la famiglia di Pispola, che come inconsapevole fu rilasciata, quindi l'ingegnere Enrico Sequi, sostenuto in carcere per qualche giorno, e liberato per mancanza di prove, tanto seppero i bravi patriotti accoppiare la prudenza all'ardire.

Procederono oltre fino al Molino di Cerbaia, cui girarono attorno per andare a trovare l'ingresso situato dalla parte opposta a quella per la quale erano discesi. Il mugnaio Luigi Biagioli, conosciuto col soprannome di Pispola, che veramente era servizievole, ricevè i due viandanti con ogni maniera di cortesia, come era nel suo costume di fare.

Chiesero i nuovi venuti ristoro di riposo e di cibo, o il modo di procedere oltre per la via più breve fino a Pistoia, e su favorevole risposta del mugnaio licenziarono la guida, remunerandola del servizio prestato. Intanto Pispola fece porre a mensa i due viaggiatori, e si disponeva ad insellare due cavalli, coi quali avrebbe fatto guidare gli ospiti a Pistoia da alcuno dei suoi figli.

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