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Aggiornato: 29 giugno 2025
La bontá dunque del metallo delle monete s'intende quella quantitá di metallo fino, che in esse si contiene in proporzione dell'intiero tutto. E la valuta intrinseca delle medesime da questa e dal giusto peso dipende; ed allora si dice una moneta non esser di giusta bontá, quando o nella bontá del metallo o nel peso è manchevole di quello dev'essere secondo la legge del principe.
L'esercito assoldato del vecchio regime agonizzava adunque a Venezia sotto il peso degli anni, degli errori e dell'universale indifferenza. Indebolito nel principio di autorit
Meravigliosa è stata, come taluno disse, la pazienza del contribuente italiano: ma si rischia di spingerla al limite estremo riversando sui consumi popolari il peso degli oneri nuovi che si annunziano per la finanza italiana, oneri che saranno non leggeri, comunque si voglia far fronte ad essi, o con prestiti o con imposte.
Se il vero valore delle cose sta nell'oro e nell'argento, ed il zecchino non valerá piú quantitá d'argento di quello valeva prima, ma solo si valuterá piú soldi o piú lire immaginarie, conservando in se stesso la stessa bontá e peso che aveva prima, dunque non averá mutato valore, ma bensí l'averanno mutato i soldi e le lire immaginarie, delle quali ne vanno tante piú a fare un zecchino, che prima non andavano.
Milano, ch'è l'altra piazza, che ha gran copia d'oro e d'argento che viene dalla Spagna e dall'Indie, batte la sua doppia in bontá di danari 21 grani 21 e peso di danari 5 grani 10, e la spende lire 25.5; onde una marca di tali doppie tiene once 8, e vale lire 895-1/65, ma una marca d'oro fino vale lire 981-10917/11375 moneta di Milano.
«Io traboccai sotto il peso, le fibre dell'intelletto si ruppero, ed egli imperversò senza freno per le membra scomposte: solo in questa notte dopo un tempo assai lungo riprendo la volont
Costanza. È disumano il tuo male. Ti piega in due. Sei tanto giovine. Mortella. Giovine sono? Costanza. Tanto viva, e t’affanni sotto un peso lùgubre. Mortella. E chi lo porterebbe se io non lo portassi? Lasciatemi dunque andare, e non vedrete più me, né il carico. Ma, se mi costringete a rimanere, non so quel che farò: so che non potrò fare se non qualcosa di male.
Anche questa fu colpa, e più trista della prima, però la vendetta ne dura più lunga. I padri nostri peccarono e noi portiamo il peso delle loro iniquit
Il signor Omobono, che da parecchi mesi non s'era più lasciato vedere, un bel dì ricomparve in casa della vedova; e fu appunto in quel tempo che Damiano, dopo la mala riuscita del concorso, aveva perduto il coraggio e la buona speranza. Chi lavora per il male sa troppo spesso scegliere il buon momento per mettere la sua trista parola. Il signor Omobono, un di coloro che non accattan brighe colla coscienza, speditamente infilzò alle due donne una corona di bugie. Cominciò a dir loro che affari di gran peso l'avevano tenuto per tutto quel tempo fuor di Milano, ma che non per questo egli soleva dimenticare gli amici; s'informò minutamente delle cose della famiglia, mostrando di pigliarvi grandissima sollecitudine, e maravigliandosi all'udire ciò che sapeva di gi
D'un tratto, in mezzo al piazzale, fu un sospingersi, un urtarsi. Che c'è?... Chi è?... Ah, finalmente! Uno che parla! C'è uno che prende la direzione! È il Carotti! Bravo! È il torinese! Un giovane operaio, colla giacca e il viso puliti, i baffetti neri arricciolati, e l'occhio mobile, chiaro, fu portato quasi di peso, sopra una panca d'osteria. Evviva Carotti!
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