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Aggiornato: 8 giugno 2025
Una sera di luglio, dopo una giornata tra le più accascianti, nella camera bassa, sotto le tegole, calda come un forno, la Virginia aspettava ansiosamente una mano pietosa che la sollevasse su quel largo letto di piuma grande ambizione dei contadini lombardi dove il suo corpo in sudore, affondava penosamente come in una buca vischiosa.
Ma il babbo, quell'uomo che vedeva così di rado; quell'uomo che per aver dato pochi pugni leggeri leggeri, tirava il fiato sul letto, poco fa; quell'uomo che la mattina si alzava col lume, e via; che la sera col boccone ancora in bocca, pioggia o bel tempo, inverno o estate, neve o afa, si alzava e via; quell'uomo che poco fa aveva detto «vergogna!» gli stava davanti: penosamente davanti.
«Il disordine dello spirito non era minore: non aveva più idee, più memoria; inetto a leggere due frasi; senza riflessione, senza inquietudine sulla sua sorte; non aveva altra sensazione che quella del dolore, la quale lo assaliva penosamente, ogni tre giorni almeno. Era un essere molto al di sotto del bruto, ed offriva in sè uno spettacolo, di cui è difficile immaginare tutto l'orrore.
La notte veglio penosamente. Sento un gran vuoto! Mio fratello ieri non si sentiva bene: ed io penso come sono cattivo con lui. Gli darò tutte le mie armi. Che mi rester
Gli uccelli sentivano l'amore. Sono solo! Stanotte ho vegliato penosamente. Mio Dio, darei tutto a' tuoi poveri, sacrificherei questa mostruosa passione per le cose antiche, mi rinnegherei, ma Tu dammi per un'ora sola il conforto sommo di appoggiare la mia testa sul seno di una donna che mi ami che io ami! Chi mi ha amato? È primavera: mi guardo nello specchio come sono brutto io! 4 marzo.
Guido soprastette alquanto a meditare; poi, come illuminato da subita luce, esclamò: Ho capito! In casa Cènci protratta per qualche altro tempo penosamente la veglia, tacquero tutti. I fanciulli erano stati condotti a giacere, onde ne seguitava un silenzio profondo solo interrotto dal fruscìo delle tende seriche, agitate appena da una bava di vento.
11 gennaio. Come mi spaventa il mondo! E chi è questo mondo?... Oh come sto meglio nella solitudine di Limbiate! dove non sento nemmeno questi nomi!? E il mondo dopo aver ciarlato una settimana, s'annoia, e cerca un nuovo pettegolezzo: e ad esso si dovrebbe sacrificare tutta una vita? Ma perchè questi pensieri, con tanta evidenza? O Lidia, come stanotte ho vegliato penosamente! Ho pensato al mio avvenire. Sono stanco di studiare, così, senza uno scopo. Eppure quando a teatro sento qualche bella cosa, santa, morale, scritta coll'anima e col cuore, mi dico: Mi sento anch'io chiamato a fare del bene? Sì, e bene! Bisogna combattere la nuova letteratura da postribolo. Ho pensato a fare pratica di notaio o di avvocato, e fare gli esami. Ma che carriera sarebbe per me? Oh che tormento! E che cosa faccio? Da un poco di giorni penso seriamente di parlare al Parravicini e farmi da lui occupare nella Congregazione di Carit
Parli esclamò Cipriano la cui fisonomia s'era penosamente contratta a quest'esordio di cattivo augurio. Ebbene ripigliò Maria non domandatemi più di quello che posso darvi. Siate ragionevole; io vi stimo, io ho per voi tutto l'affetto d'una buona amica.... Ma non mi ama, ma non mi ha amato mai interruppe il giovine con impeto ecco la conclusione. Come intendete voi, no, non vi ho amato.
Affrettati a controllare i nodi del tuo cilicio, poichè partiamo.... Guarda? Il mare immenso, gravido, s'apre penosamente al sole neonato che fa forza col capo. Il mio motore lo saluta con un russare di gioia offrendogli la sua elica, vasta rosa africana ebbra d'insetti che flirtano!...
Il prete allora, senza scomporsi, proseguiva: "Sicuro: a questo fine si precipita quando non si rispetta Dio... tu non sei venuta mai alla messa, me ne rammento..." Ma era inutile; Giulia non rispondeva; si rivolse dall'altra banda: fiatò penosamente, entrò in agonia.
Parola Del Giorno
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