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Aggiornato: 9 giugno 2025


Il vero è che il soffio della rivoluzione in Italia fu vivificatore dove il terreno era preparato; e lo era in tutto il settentrione e nel centro e non nel mezzogiorno e in Sicilia ch'erano rimasti sotto il giogo monarchico e feudale, mentre il resto della penisola aveva avuto la splendida efflorescenza repubblicana del medio-evo.

Fatta la descrizione delle condizioni economiche della Sicilia si presenta spontanea una domanda: sono esse peggiori, uguali o migliori di quelle del resto d'Italia? Chi ha studiato le altre regioni della penisola o la Sardegna ha il dovere di riconoscere, che nel beato italo regno in molti punti si sta peggio che in Sicilia per quanto ciò possa sembrare impossibile.

Abbracciamo sotto questo nome i possedimenti della Repubblica Veneta nella penisola d'Italia, escludendone il Dogado che comprendeva le lagune del settentrione dell'Adriatico e i loro margini sul continente. Più esteso però era il nome d'ITALIA VENETA, in cui s'includeva anche la penisola d'Istria.

L'Italia condividea altronde tutta quanta cosiffatti pensieri; perocchè tutti gli Stati della Penisola erano ricaduti sotto il reggimento della potest

Posta così a capo del progresso nazionale e partecipando alla buona ed alla cattiva fortuna del resto della Penisola, la vecchia matrona sar

La Sicilia, e la penisola di qua dal Garigliano poco diverse dagli altri popoli italiani per gente, linguaggio, tradizioni e costumi, reggeansi pure con altri ordini. Mentre nel rimanente d'Europa la progenie settentrionale, perdute le virtù de' barbari, ne ritenea solo i vizi, ebbe la Sicilia, al par che la Spagna, il dominio degli Arabi, culti se non civili, attivi e pronti come popolo testè rigenerato. La regione di terraferma, or invasa dai barbari, or dagli imperatori greci ripigliata, divideasi in vari stati, sotto reggimenti diversi, alcun dei quali pigliava la forma delle nascenti repubbliche italiane, quando una man di venturieri normanni venuta a difendere, si fe' occupatrice, e istituì gli ordini feudali. Altri di questa gente passando in Sicilia allo scorcio del secolo undecimo, e scacciando i Saraceni, nimicati dagli altri abitatori per la diversa religione e lo straniero dominio, fondaronvi un novello principato, e primi recaronvi la feudalit

Venne questi nel 280, e vinse due volte a Pandosia e ad Ascoli; ma, perdurando al solito i romani, ed attendendo egli meno a proseguir la guerra difficile che a farsi un imperio facile, si distrasse in Sicilia. E tornonne; ma fu sconfitto allora a Benevento e ripatriò in Epiro. E, caduta Taranto nel 272, la potenza romana s'estese sui greci nell'ultima penisola.

Ivi compressi, travasarono questi nella nostra penisola, con immigrazioni successive, le quali, tutte insieme e rispetto a noi, diremo quaternarie. Cinque furono principali. La seconda sotto Elitovio raggiunse la prima, compiè la conquista della manca del Po fino a' veneti, e fondò Brescia e Verona.

Le obbiezioni a noi più frequenti movevano, singolare a dirsi, dalla credenza radicata nei più tra gli uomini delle insurrezioni passate e nei mezzi ingegni della Penisola, che l'Unit

Questa, poi, doveva esser cominciata simultaneamente in più luoghi della penisola, a Genova, a Livorno, a Napoli, e fors'anco altrove. In Genova aveva da venire il Mazzini in persona, e venne diffatti. In Livorno, i volenterosi di quella citt

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