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SINESIO. Mi duole il fianco per tanto ridere. PEDOFILO. E a me il polmone. SINESIO. Ah, ah, ah! ti lascio, adio. PEDOFILO. Ah, ah, ah, andate con Dio! Or chi non ridesse di costui a crepacuore? fa del mastro e presume saper piú degli altri, e non è buon discepolo.

PEDOFILO. Ascolta quel gentiluomo che dice. ERASTO. Amasia, mia carissima sposa, or è gionto quel tempo cosí desiato da voi, cioè di tôrci questa maschera dal volto e non aver a viver piú di nascosto. Ho raccontato a vostro padre tutto quello ch'è passato tra noi; non ci manca altro, solo che l'accertiate di bocca vostra.

Però mi meraviglio non poco di te che a concederlami ne stia cosí restivo. Mi meraviglio di voi che me la dimandiate. CAPITANO. Anzi vo' che abbi a sommo favor di darlami: ho cento gentildonne principali, principesse e regine che me ne pregano, perché di pari miei pochi se ne trovano nel mondo. PEDOFILO. Di grazia, toglietevi una di queste regine e lasciate mia figlia.

MITIETO vecchio servo di Arreotimo CINTIA giovane innamorata sotto abito di maschio Balia di Lidia AMASIO giovane sotto abito di donna PEDOFILO padre di Amasio SINESIO vecchio padre di Erasto e di Lidia LIDIA innamorata ERASTO innamorato DULONE servo di Erasto Capitano Balia di Cintia ARREOTIMO padre di Cintia. La favola si rappresenta in Napoli. MITIETO vecchio, CINTIA sotto abito di maschio.

Non v'accorgete che tutto il restante sia bugia? ERASTO. Ma io veggio il capitano. Eccovi un testimonio. PEDOFILO. Oh che testimonio! ERASTO. Capitano, di grazia accostatevi qua. CAPITANO. Pedofilo, buon giorno, poiché tua figlia ha dato a costui la buona notte. PEDOFILO. Chi te l'ha detto? CAPITANO. Dimandate chi me l'ha detto? tutto il mondo.

PEDOFILO. Sinesio caro, arei voglia di dirvi ben cinquanta parole. SINESIO. Saria ben vi rispondessi non poterne ascoltar una sola se ben avessi cinquanta orecchie, perché ier mi diceste con due orecchie non poter ascoltarne a me meza.

SINESIO. Se voi sapeste quel che so io, pensareste a' casi vostri. PEDOFILO. E se voi sapeste quel che so io, pensareste a' casi vostri. SINESIO. Se mi date licenza, v'avisarò del tutto. PEDOFILO. Tutte le licenze sieno vostre. SINESIO. Voi stimate che vostra figlia sia vergine e io stimo che la partorirá. PEDOFILO. E io temo d'ogni altra cosa piú di questa.

PEDOFILO. Voi pensate che siate solo a ricercarmela? son tanti che per sbrigarmene non posso attendere a' fatti miei. CAPITANO. E chi son costoro? Fusse mai quel cattivello, quel disgraziato di Erasto, quel civettone che non fa altro tutto il giorno che civettarci intorno alle finestre? e va infamando per tutto che t'ha impregnata tua figlia?

ERASTO. Io non sono stato ingannato se non da lei nell'amor suo; percioché io stimava che mi amasse come amava io lei e come suo sposo, ma veggio che è nemica del suo sposo e di se stessa. PEDOFILO. E pur con la moglie. La tua perfidia mi condurrá oggi a manifestarvi cosa che da che sono in Napoli non non ho voluto manifestare.

AMASIO. O Dio, che ostinato uomo è costui! e quando stimo che cominci a riconoscersi a poco a poco, io lo veggio indurito piú che mai. PEDOFILO. Io son stato cheto insino adesso per veder dove avea a parar la favola. Ella si ha chiarito del tutto: io dubito che non siate stato ingannato da alcuno.