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Aggiornato: 4 giugno 2025
Come avevo, vivente, potuto assistere al precipitare del dramma? Che cosa aveva io fatto per parare il terribile colpo? Mi passavo una mano sulla fronte ghiacciata; e penavo a rievocare e ricomporre i ricordi, come se una barriera di cent'anni si fosse d'un tratto frapposta tra quel passato e me.
Sì... Passavo... Sento che la signora Diana s'è liberata... Mi rallegro, anche in nome della mamma. Grazie, signor Bardelli... ci vedremo domattina... Adesso si va tutti a letto... E il professore? È di l
Passavo le ore a discorrere con quei di casa oppure nella mia stanza, davanti alla finestra a guardare giù distrattamente in fondo alla valle dove, talvolta squarciandosi la densa cortina di vapori che chiudeva l'orizzonte, vedevo le campagne lontane dipinte a mille colori dal raggio del sole autunnale.
È entrato pel buco della serratura? Ho sonato adagio e ho camminato in punta di piedi... Passavo di qui e desideravo saper qualche cosa, anche per conto della mamma. Grazie, non c'è ancora nulla di nuovo. Lo so... Ho parlato con la signora Valeria... La mamma rinnova le sue offerte... Se c'è bisogno di lei, è sempre a disposizione... Ha pratica di parti, la mia mamma. Grazie, grazie.
Quando passavo dinnanzi al caffè e vedevo dei giovinotti forti e robusti che mangiavano delle bistecche, mi sentivo tutto il sangue, tutto il mio sangue di madre, che ribolliva: e dover tornare a casa a darle della minestra di riso a quella poveretta!
Prima dell'arresto passavo per le vie come un fantasma che faceva germogliare in coloro che mi conoscevano un'interrogazione: Come, non è ancora stato arrestato? Gli intimi sgusciavano via come ombre. Era in tutti lo spavento di compromettersi. Se l'imprudenza mi faceva fermare qualche amico, l'amico diventava smorto e mi diceva, con l'orologio in mano, che doveva correre in qualche luogo.
L'ossario di Solaro ov'io passavo quasi tutti i giorni, e guardando i crani pensavo a te, dicendomi: che cosa è la vita? e dove io ho contemplato quella mano rattrappita e secca, quando avevo sul cuore la lettera che mi avevi scritta e m'immaginavo la tua manina tonda e morbida, l'ossario l'hanno demolito... E noi abbiamo cambiato l'aspetto delle camere, del giardino, ma il mio cuore non muta.
Io rientrava in casa, pranzavo, facevo un giro pel paese fumando un sigaro, poi mi chiudevo nel mio studio per raccogliere le ispirazioni, prender nota, e architettare i versi della tragedia. Passavo la sera in casa Bruni o alla farmacia, e scoprivo sempre dalle mie osservazioni che le medesime passioni agitavano gli uomini, cambiando forma ed importanza, ma restando sempre eguali nel fondo.
Io, dunque, per andare a dipingere alla riva, passavo pel vicolo Giganti, guardando qua e l
Entrò a letto con un gran febbrone e morì col suo nome sulle labbra. A me, poi, che le prestavo qualche piccolo servigio e passavo gran parte del giorno al suo capezzale, fece un cenno con la mano e balbettò: Ah birichina!... Che il buon Dio le avesse gi
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