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Aggiornato: 22 giugno 2025


Mamma e figlia rimasero alla finestra; non parlavano, ma la gente cominciando ad uscire da ogni porta del vicolo in abito da festa, dopo il pranzo, le rendeva sempre più malinconiche. Tutti parevano contenti, qualcuno si voltava dalla strada a parlare colle finestre: si udivano saluti, qualche frase di convegni pel pomeriggio.

S’intende che i naturali parlavano agli interpetri, e questi riferivano, servendosi di quel numero ancora troppo ristretto di parole castigliane, delle quali avevano inteso, e fors’anche frainteso il vero significato. Una grande isola! e ricca! Era dunque Cipango? Bisognava lasciare al più presto quell’arcipelago di isolette, così belle, ma povere, e andare alla scoperta della terra maravigliosa.

I preti v'erano tutti, salvo don Marco; ed avevano i volti compunti, e parlavano del Dio di Sabaot, che guardava dal cielo le invitte spade dei loro amici. Gli uffiziali ridevano e s'accarezzavano i mustacchi.

Tutt'e due parlavano sotto voce, agitate, come in preda a un grande spavento. E quando e tornato?... Stamani.... Il suo bastimento non faceva rotta per le Indie?

E con queste parole dileguarono le voci e i due che parlavano, e il Lautrec si alzò considerando che se più tardava, poteva forse venir gente e affollarsi il palazzo di cittadini e d'uomini d'armi, ed impedire a chicchessia d'accostarsi alla duchessa. Si alzò dunque, e difilato si affrettò al palazzo.

I passi risonavano sordamente sul tappeto, e tanto silenzio era intorno, che benchè nessuno vegliasse a quell'ora, i due amanti non parlavano. Loredana si volse a cercar Clarice, ma non vedendola più, alzò gli occhi a guardar Filippo, e gli sorrise.

«Un grido generale, disperato, s'alzò da tutti i petti; tutti gli sguardi, tutte le braccia si tesero verso di me: esclamazioni d'orrore, di spavento, di rimprovero, di minaccia, si incrociarono; tutti parlavano, tutti gesticolavano senza intendersi, mentre il professore più frenetico di tutti, picchiava disperatamente i pugni sulla tavola urlando: « Disgraziato! l'avete ucciso! l'avete ucciso

In casa O * Emilia era detestata. Ella era di abitudini, di sentimenti, d'idee, in tutto affatto opposta ad essi ed ogni più piccolo suo moto riesciva loro insopportabile e antipatico. Cercarono di farle del male in ogni modo, e tra le altre cose, insinuarono al marito il sospetto che non aveva mai avuto. Parlavano continuamente dinanzi ad Emilia di tutto ciò che O * avrebbe potuto fare se non ci fosse stata lei, e pareva davvero volessero farle capire ch'ella era un impedimento a tutti i progetti di suo marito, una noia e nulla più. Avevano un'arte d'insinuare chetamente le cose più abbominevoli. Parlavano talvolta dei «tempi infelici» che erano trascorsi, ma le cui conseguenze duravano ancora, come se Emilia fosse stata la causa principale della rovina della casa: volevano dare ad intendere che ai loro occhi ell'era un mostro di leggerezza, di vanit

Intanto che questi parlavano tra loro, un altro strano dialogo si stava facendo al vestibolo della chiesuola, fra tre uomini tutti imbavagliati nei loro mantelli, e il sagrestano. Dunque non avete veduto nessuno neppure oggi? domandava l'uno dei tre al sagrestano. Nessuno, in fede mia, e ci viene così poca gente oramai, ch'ei sarebbe ben facile accorgersene. Eppure avrebbe dovuto capitarci.

Perchè siam venuti qua su?... È una cosa spaventevole, Cesare! continuò, soffocata dalla paura. Ella cammina così adagio!... E l'uscio è aperto; non si può chiuderlo; stride. Suvvia, anima, tentò l'uomo, non pensare.... Dorme!... Parlavano senza vedersi, ritti ed abbracciati, con le voci morte; a un passo da loro, non si sarebbe udito verbo.

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