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Aggiornato: 10 luglio 2025


Un altro spettacolo incantevole era la notte; la notte, sempre così bella sotto i tropici, rischiarata dal lume delle stelle scintillanti dalla volta del cielo, mentre al mite chiaror della luna le cose tutte sembrano avvicinarsi a voi nella trasparenza dell’aria, e le stesse ombre della foresta, rotte dal balenio continuo di maravigliosi insetti, simulanti la luce del rubino, dello zaffiro, del diamante, si lasciano penetrare dallo sguardo, recandovi la immagine, quasi la sensazione, di un letto morbido e dolce, su cui, più del dormire, è certo e promettente il sognare.

Il mattino dopo il mio arrivo a Monaco passeggiavo per tempo le verdi solitudini dell'Englischer Garten, tutte placido sole e sfondi nebbiosi, tutte vive d'ali per le ombre e di trilli. Sostai in riva al lago torbido e immobile, contemplando quella pace di natura che tanto riposa dopo un lungo viaggio.

Vegli fra due voragini, in oblìo. .... Vuoto di solitudini senz’orme, rombar sordo di fiumi, alito enorme di venti, ombre di nubi.... Ascolta.

Senza respiro, col cuore che mi martellava, io stetti, aspettando che la riga gialla sul pavimento appiè dell'uscio annunziasse la luce. Quando Giuseppe entrò con un mozzicone di candela e lo posò sulla tavola, apparvero sulle pareti le nostre ombre, mostruose. Ancora una candela! ordinai, agitato da quella vista. E fu portata un'altra candela; e la stanza si riempì di luce.

Vedi Paris, Tristano>>; e piu` di mille ombre mostrommi e nominommi a dito, ch'amor di nostra vita dipartille. Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito nomar le donne antiche e cavalieri, pieta` mi giunse, e fui quasi smarrito. I' cominciai: <<Poeta, volontieri parlerei a quei due che 'nsieme vanno, e paion si` al vento esser leggeri>>.

Ecco, tra le infinite ombre che seguono, venute da ogni tempo e da ogni paese, il Pensieroso di Michelangelo, solitario sul suo seggio di principe, contemplante nel vuoto come in uno specchio invisibile qualche idea triste della sua mente.

Dalla stanza, quella dell'altare, usciva una luce calda attraversata da ombre fuggevoli. Sul letto degli uomini felici non nevica mai... disse uno dei tre. Dopo cinque minuti gli amici si divisero. Don Procolo si rintanò nella sua stanzaccia gelata vicino al solaio della chiesa.

Ora le ombre sorgevano più dense dalla conca del lago. Le nubi gi

Ombre placide e molli, ombre silenti Del bosco, io vi ritrovo e trovo insieme Quel che passò tra voi nell'ore estreme Della mia gioia e de' bei giorni spenti. Qualche cosa di mio tra le piangenti Vostre foglie va lieto ed erra e freme, Tal che il mio core, desiando, teme Di rivivere in voi l'ore ridenti.

Ed ecco piangere e cantar s'udie 'Labia mea, Domine' per modo tal, che diletto e doglia parturie. <<O dolce padre, che e` quel ch'i' odo?>>, comincia' io; ed elli: <<Ombre che vanno forse di lor dover solvendo il nodo>>. Si` come i peregrin pensosi fanno, giugnendo per cammin gente non nota, che si volgono ad essa e non restanno,

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