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Aggiornato: 6 luglio 2025
Non è uno dei tuoi avvocati? No. Ho un solo avvocato: Salvadori. Questo Pucci è un giovane che fu presentato a Nicoletta, l'inverno scorso, alla patinoire: ha qualcosa di suo, e fa l'avvocato, da dilettante. È soltanto un amico, insomma. Un amico!
Saranno le due e mezza. Vuoi che ci avviamo? Mi accompagni in via Manzoni? Sì, poi rientro all'albergo. Si avviano per uscire, passando per la sala da pranzo. NICOLETTA, come se fosse l
Sarebbe! ripetè Carlotta col broncio. Oh Dio, mamma! esclamò la fanciulla annoiata. Non cominciamo; non farmi ripetere venti volte una domanda. Se ho sbagliato, dimmelo. Io non mi sento colpevole di nulla. Il candore con cui Nicoletta sosteneva un'accusa vaga, disarmò la signora. Colpevole non sei; non voglio dirti colpevole, spiegò infine. Ma stordita e bizzarra come al solito.
Anche non sapere ciò che si vuole è uno stato d'animo, pensava Nicoletta; uno stato d'animo doloroso, che pure ha la sua triste dolcezza; uno stato d'animo che non ammette definizioni, perchè ciò che si vuole qualche volta è fuori del mondo. E suo padre e sua madre non potevano capire simili fantasie. Qualche cosa che non fosse troppo comune...
Ella si chiamava semplicemente Nicoletta Dossena, apparteneva a famiglia borghese arricchitasi nell'industria; contava diciotto anni, era dritta nell'anima come nel corpo; alta e formosa. Il piccolo Bruno aveva gi
Il conte Duccio Massenti è uno squisito gentiluomo, la cui compagnia avrebbe fatto piacere a tutti. Fuori che a me! interruppe Nicoletta. E tuo padre e tua madre non contano nulla, allora? domandò la signora Carlotta, aggrottando le sopracciglia.
Non appena è assicurato che FULVIA. è uscita, si avvicina rapidamente a NICOLETTA. Presto, non c'è un minuto da perdere. Piero, certamente, è andato in cerca di me, e, non trovandomi, torner
In campagna, io sto sempre sola; vado, vengo, passeggio, esco in barca e in carrozza, e non dò conto a nessuno di ciò che faccio. Sto benissimo così: sono felice soltanto quei pochi mesi e non muterei nulla alla mia vita per nessun patto. Saprò farmi tollerare, rispose il conte col suo sorriso, che diventava impacciato. Non ci si provi neppure! consigliò Nicoletta.
Cara, poichè sono libera, padrona di me.... e ho tanto bisogno di muovermi, di espandermi.... Non starei mai ferma un minuto! Vorrei essere dappertutto, andare dappertutto, veder tutto, saper tutto.... Scusa, non ho ragione, cara? NICOLETTA ridendo. Sì. Ma.... bisogna spiegare al colonnello, che ti guarda con tanto d'occhi, e.... Io?! Fulvia è vedova. Me ne duole. Perchè?
Niente, l'ho intuito. Ebbene, si è ingannata. E poichè ora sono qui, per rimanere, e ci vedremo sovente, spero, cercherò di convincerla, che si è sbagliata. Si alza e va a deporre la tazza a destra. NICOLETTA va a sedersi al pianoforte, su cui arpeggia leggerissimamente. RAIMONDO s'indugia per qualche momento, a destra, per riaccendere il sigaro. Parlando con PIERO e accennando a RAIMONDO.
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