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Aggiornato: 24 maggio 2025


D i passo in passo mi volgeva a drieto, E rrando e qua e come stordito. S tettesi la malvagia su duo piedi T utta minace in vista e neghittosa. R esto ancor io nel folto d'una macchia, V edendo lei ma non da lei veduto. C essò dunque la vecchia scellerata T ener piú via d'avermi allor nel griffo; O nde, quindi partita, io mi discopro R itornando a veder ov'è Galanta.

Non ho mai dimenticato quel giorno; non lo dimenticherò forse mai; e tuttavia sebbene io tenti talvolta a gran fatica di rappresentarmene agli occhi l'immagine, non so riuscirvi al mio quadro manca sempre qualche cosa. Che mai? un po' di pallore sulle tue guancie e un po' d'abbandono nei tuoi passi vacillanti forse.... no in fede mia non è questo. Io so troppo bene che un pittore non potrebbe aggiungere un solo tocco di pennello a completare la mia immagine ma tuttavia è imperfetta. Forse è l'anima mia che è monca; forse il velo dietro cui si è celata la mia esistenza è troppo fitto, e il passato che io scorgo attraverso non difetta che di luce. Ah! quest'ombra immensa, questa nebbia che mi circonda, che mi preme come una cappa di piombo, e di cui la mia anima neghittosa si compiace! Invano ho tentato talvolta di sollevarmi, di uscire dalla bigia atmosfera in cui vivo per guardare ancora una volta il sole. E mi sono detto che vi ha forse ancora qualche dolore più grande del mio che trabocca dal petto degli uomini, e che io devo portarvi il mio cuore a raccoglierlo. Ma anche l'entusiasmo del sagrifizio si è spento in me sono diventato egoista, non gi

Ma, lasso! il chiaro vetro in ch'io solea specchiar da fronte i secli, e poi le spalle, per ch'io 'l trovai fosco? perché Astrea piú star non volse meco in questa valle? perché ridir non so quant'io scorgea per un angosto ma soave calle? Lassiamlo dunque; anzi a le cose parve scendiamo, poscia che l'altezza sparve! Sparve Natura molto neghittosa, mercé che volse a Dio l'orgoglio equarse.

Allor non più di minaccevol canto L'aer turbava sanguinosa tromba, Ma con pensier di penitenza e pianto Tutti adorar la sacrosanta tomba. vinser quegli Eroi, del cui gran vanto chiara la memoria anco rimbomba; Ma pure Europa neghittosa or gode In gran letargo e 'l rimbombar non ode.

Io sola in l'uomo tutti e' miei concetti lieta riposi, e non in altra cosa; e tu, Almafisa, benché neghittosa gli sei, non temo giá che 'l sottometti. «Generosos animos labor nutrit». SEN. Ab affectu perficitur effectus. Taci, non dir cosí, germana sciocca, ch'error di lingua va mai ritorna; troppo sei baldanzosa; e chi le corna in ciel vòl porre, al fin giú si trabocca.

. . . . . . . . . . . . . . La Satira cos'è E' un istinto invincibile ch'ogni coscienza invade D'aborrimento ai guasti usi d'inferma etade, Se questo istinto è in alma cui la virtù non frena, Che affetta essa pur sia dalla comun cancrena, Ecco la turpe satira, verme vil che si pasce D'altri vermi, e dilata la cancrena ond'ei nasce: Se invece è in alma nobile, ecco allora l'urbana Satira, eroico caustico, che abbrucia ma risana Quello d'invidia e d'ozio nacque, prole bastarda, Quanto l'ozio e l'invidia neghittosa e codarda: Questa operosa e ardita in lealt

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