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Aggiornato: 11 luglio 2025


Noi volevamo una patria libera, unita, repubblicana: ci proponevamo fidare nei soli mezzi nazionali: sprezzare qualunque sussidio straniero e gittare il guanto quando ci fossimo creduti abbastanza forti, senza aspettare ingannevoli rumori in Europa..............»

La notizia della disfatta e della ritirata di Garibaldi giunse a Roma la sera del 3, e si sparse il mattino seguente. Essa provocò un'eccitazione di diverse nature. I nazionali fremevano al pensiero che i Francesi, alleati dell'Italia, avevan preso parte alla lotta come gendarmi del Papa, avevan tirato agl'Italiani come su bestie feroci, ed avevan esperimentato le qualit

Quella sera, per festeggiare l'inaudito avvenimento, si fece allo stabilimento la prima luminaria, con ventiquattro palloncini alla veneziana, dodici dei quali ornati dai colori nazionali e con la scritta trasparente

Nei grandi rivolgimenti nazionali è concesso, se conseguenza di convincimento, l'essere ostili, non l'esser tiepidi.

Vi fu tempo quando le aspirazioni, che più tardi si chiamarono nazionali, si agitavano in embrione nella mente di pochissimi vi fu tempo in cui l'Italia era patria ignorata per la massima parte degli Italiani. Ciò che per l'Italia, ripetasi per la Francia, per la Spagna, per tutte le altre nazioni. Da noi si diceva: milanesi, bergamaschi, lucchesi, aretini, faentini e via via.

La storia di quest'etá non fa che svolgere i primi de' fatti qui accennati; tutta la rimanente, i successivi. E chi tema nel nostro compendio la preoccupazione della indipendenza, ricorra ad altri. La preoccupazione della indipendenza fu pur anima di tutte le storie nazionali scritte da Erodoto o piuttosto da Mosé in qua.

Un principe che regnasse su di voi, che fosse posto sul mio trono con la forza di quelle armi che hanno devastato il nostro paese, si appoggerebbe invano sui principî del diritto feudale; egli non garantirebbe che i privilegi di un piccolo numero di individui, nemici del popolo, che da 25 anni li ha sempre condannati in tutte le nostre assemblee nazionali.

E la pietá, facendo tacere per alcun momento gli odii nazionali, non negava una lagrima poetica neppure a Zayda e a Balaya, belle e sventurate amanti di principi moreschi. |Della poesia castigliana durante il secolo decimoquinto|

Ma per veder Torino nel suo più bell'aspetto, bisogna vederla nell'occasione d'una di quelle grandi feste nazionali, in cui accorrono qui Italiani d'ogni provincia, vecchi ministri che vi passarono i più belli anni della loro et

Perocchè, dietro a Michel Magro, comparve tosto una squadra di ventitre guardie nazionali col berretto a larga visiera, il camiciotto greggio e i cinturini bianchi.

Parola Del Giorno

serafica

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