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Il Giuliani stette immobile e muto alcuni istanti a contemplare quel mucchio d'ossa e di colpe; crollò le spalle, fece colle labbra un verso, come di nausea; quindi si rifece da capo all'interrogatorio. Dov'è la sorella di Lorenzo Salvani? Non lo so. Non lo sai? Bada a te!... Non lo so, signor Giuliani; come è vero Dio, non lo so.

Bravi! guardateci in fondo! C'era un semplice scarafaggio in decomposizione! Lo regalammo al forzato latrinaio, avvertendolo della nausea in fondo. Lo prese come un intingolo regale, leccandosi le dita e curvandosi con la fraseologia dei ringraziamenti sentiti. Ne avessero tutti i giorni i galeotti di queste vivande che rifocillano lo stomaco e rincarnano gli ischeletriti!

Pensava alla vita passata come ad un altro mondo, abitato in un’epoca lontana, prima d’essere precipitato in fondo d’un precipizio. Provava una sete ardente accompagnata da affanni e da nausea. Fu trascinato davanti il giudice inquisitore colla febbre; le arterie delle tempie gli battevano come due martelli.

No, non l'aveva mai visto; non lo voleva vedere; per lei, gli zerbinotti li aveva tutti in uggia, non li poteva soffrire: tutti leccati, impomatati, le davano la nausea; e sporgendo le labbra e arricciando il naso, dimostrava energicamente il suo disgusto: Peuh!

Andò con le figlie e con mia madre alla Badiola. Le accompagnava mio fratello. Io rimasi a Roma. Da quel tempo incominciò per me un periodo tristissimo, oscurissimo, il cui ricordo ancora mi riempie di nausea e d'umiliazione.

Mangiando un boccone, bevendo un dito di vino, o di acqua bollita e ribollita, insipida da far nausea, il poveretto si domandava spesso: Ci sono? Non ci sono?

E nell'impeto dell'indignazione dimenticavo Fausta, mia madre, tutti i nobili sentimenti che mi avevano guidato e sostenuto fin allora; e mi lasciavo sopraffare dalla nausea di dover vivere una vita così vacua, così meschina, così immeritevole fin del sacrificio delle basse gioie e dei vili piaceri, principale occupazione della maggior parte degli uomini.

Dovevamo aver fame, perchè eravamo ancora con l'ultima costoletta e l'ultimo risotto che avevamo mangiato al Castello. Romussi mi fece sapere che aveva divorata la sua pagnotta fino all'ultima briciola. Coi suoi denti da mastino e il suo apparecchio digestivo sempre in ordine, ne avrebbe mangiata un'altra. Gli altri la sbriciolarono. Minestra! Uh! sentii dire. Era un uh! che traduceva la nausea.