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Nel marzo del 1853 il marito di Donna Cristina morì d’una malattia urinaria, dopo lunghe settimane di spasimi. Egli era un uomo timorato di Dio, casalingo e caritatevole; era capo d’una congrega di possidenti religiosi; leggeva le opere dei teologi, e sapeva sonare su ’l gravicembalo alcune semplici arie di antichi maestri napolitani. Quando venne il viatico, magnifico per numero di ministri e per ricchezza d’arnesi, Anna s’inginocchiò su la porta, e si mise a pregare ad alta voce. La stanza si empì d’un vapor d’incenso, in mezzo a cui il ciborio raggiava e raggiavano i turiboli, oscillando come lampade accese. Si udirono singhiozzi; poi le voci dei ministri, raccomandando l’anima all’Altissimo, si sollevarono. Anna, rapita dalla solennit

In principio d’inverno morì la vecchia madre e non lasciò pure un soldo. Quel poco di suo era venuta man mano mettendolo in casa per veder di scemare la lista dei debiti dei quali s’era avveduta.

«Io fui d’Arezzo, e Albero da Siena», rispuose l’un, «mi mettere al foco; ma quel per ch’io mori’ qui non mi mena. Vero è ch’i’ dissi lui, parlando a gioco:

Così, o Veneziani, noi cantammo, danzammo e ridemmo davanti all'agonia dell'isola di File, che morì come un sorcio decrepito dietro la diga d'Assuan, immensa trappola dalle botole elettriche, nella quale il genio futurista dell'Inghilterra imprigiona le fuggenti acque sacre del Nilo!

Credeva aveste un fratello; morì forse bambino? Gabriella rabbrividì: «Ohimè, pensò, tutto questo finir

Del resto Agilulfo ebbe a reprimere parecchie ribellioni di duchi, talor alleati co' greci; guerreggiò con questi, impose loro tributo, e soffrí una correria degli ávari nel Friuli. Morí nel 615, ed ebbe a successore Adaloaldo figliuolo suo e di Teodelinda, giá associato da fanciullo al regno.

Dal momento che lord Keith morì, lady Elisabeth si disse: Mio marito amava i cani. Dunque egli era stato cane prima d'esser uomo o doveva divenir cane dopo essere stato uomo. Che la sua anima fosse stata in un cane o che vi abbia poscia emigrato, il cane è un membro della nostra famiglia.

Fra' Angelico morì a Roma il 18 marzo dell'anno 1455; Nicolò V che lo aveva chiamato col

Nessuno di quei terribili drammi religiosi, che Renan ormai vecchio si compiace a rivelare, scoppiò nella sua anima. Era nato di popolo e popolo rimase, visse e morì. Era forse un ignorante, senza dubbio un ignaro. poetici entusiasmi mistiche elevazioni lo trassero al sacerdozio.

Marco Alboni sposò la grassa contessina: si ritirò in Sicilia, in un piccolo Comune di campagna, ove è consultato, rispettato, ha in chiesa la sua panca con il suo nome: visse anni: poi morì, gi