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Aggiornato: 13 maggio 2025
Quinci comprender puoi ch’esser convene amor sementa in voi d’ogne virtute e d’ogne operazion che merta pene. Or, perché mai non può da la salute amor del suo subietto volger viso, da l’odio proprio son le cose tute; e perché intender non si può diviso, e per sé stante, alcuno esser dal primo, da quello odiare ogne effetto è deciso.
ne' si parti` la gemma dal suo nastro, ma per la lista radial trascorse, che parve foco dietro ad alabastro. Si` pia l'ombra d'Anchise si porse, se fede merta nostra maggior musa, quando in Eliso del figlio s'accorse. <<O sanguis meus, o superinfusa gratia Dei, sicut tibi cui bis unquam celi ianua reclusa?>>.
Quinci comprender puoi ch’esser convene amor sementa in voi d’ogne virtute e d’ogne operazion che merta pene. Or, perché mai non può da la salute amor del suo subietto volger viso, da l’odio proprio son le cose tute; e perché intender non si può diviso, e per sé stante, alcuno esser dal primo, da quello odiare ogne effetto è deciso.
E quegli a lui vicino: Rodi era omai d'ogni suo stato incerta, Quando ecco apparve il cavalier latino; Non so, se di mortal titolo merta: Rassembra a me guerreggiator divino; Ei di gran sangue ha tutto sparso il piano; E noi le turbe incoraggiamo in vano. Arsace incontra lui cadde primiero, Aperto il fianco di crudel ferita.
Or il vago pensier va rimembrando quelle parole tue; quelle parole, quelle, quelle, quell'ultime parole che mi sterparo il cor, mi svelser l'alma. Ben è ragion ch'eternamente t'ami, e se verace amore, se ferma fede merta cambio d'amor, ragion è ancora che tu, mia vita, eternamente m'ami.
NER. Cessa, taci, ritratti, o ch'io... POPPEA Lo sdegno merta costei del signor mio? Gli oltraggi son le usate de' rei discolpe vane. Se offendermi ella, o se prestarle fede potessi tu, solo un de' motti suoi punto m'avria. Che disse? ch'io non t'amo? tu sai... OTTAV. Tu il sai piú ch'egli: ei lo sapria, se il trono un dí perdesse: appien qual sei conosceriati allora.
Tener non puoi quest'empia plebe ancora in quel non cal, ch'ella pur merta. Ai roghi d'Agrippina, e di Claudio, è ver, si tacque: tacque a quei di Britannico: eppur oggi d'Ottavia piange, e mormorar si attenta. Svela i falli d'Ottavia, e ogni uom fia muto.
ne' si parti` la gemma dal suo nastro, ma per la lista radial trascorse, che parve foco dietro ad alabastro. Si` pia l'ombra d'Anchise si porse, se fede merta nostra maggior musa, quando in Eliso del figlio s'accorse. <<O sanguis meus, o superinfusa gratia Dei, sicut tibi cui bis unquam celi ianua reclusa?>>.
né si partì la gemma dal suo nastro, ma per la lista radïal trascorse, che parve foco dietro ad alabastro. Sì pïa l’ombra d’Anchise si porse, se fede merta nostra maggior musa, quando in Eliso del figlio s’accorse. «O sanguis meus, o superinfusa gratïa Deï, sicut tibi cui bis unquam celi ianüa reclusa?».
54 Cerca far morir lei, che morir merta, e serva a più tuo onor tu la tua morte. Fu d'amar lei, quando non t'era aperta la fraude sua: or è da odiar ben forte, poi che con gli occhi tuoi tu vedi certa, quanto sia meretrice, e di che sorte. Serbi quest'arme che volti in te stesso, a far dinanzi al re tal fallo espresso.
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