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Aggiornato: 20 giugno 2025


Lo ben che fa contenta questa corte, Alfa e O è di quanta scrittura mi legge Amore o lievemente o forte». Quella medesma voce che paura tolta m’avea del sùbito abbarbaglio, di ragionare ancor mi mise in cura; e disse: «Certo a più angusto vaglio ti conviene schiarar: dicer convienti chi drizzò l’arco tuo a tal berzaglio».

si leva un colle, e non surge molt'alto, la` onde scese gia` una facella che fece a la contrada un grande assalto. D'una radice nacqui e io ed ella: Cunizza fui chiamata, e qui refulgo perche' mi vinse il lume d'esta stella; ma lietamente a me medesma indulgo la cagion di mia sorte, e non mi noia; che parria forse forte al vostro vulgo.

Inferno: Canto XXXI Una medesma lingua pria mi morse, si` che mi tinse l'una e l'altra guancia, e poi la medicina mi riporse; cosi` od'io che solea far la lancia d'Achille e del suo padre esser cagione prima di trista e poi di buona mancia. Noi demmo il dosso al misero vallone su per la ripa che 'l cinge dintorno, attraversando sanza alcun sermone.

Gia` eravam la` 've lo stretto calle con l'argine secondo s'incrocicchia, e fa di quello ad un altr'arco spalle. Quindi sentimmo gente che si nicchia ne l'altra bolgia e che col muso scuffa, e se' medesma con le palme picchia. Le ripe eran grommate d'una muffa, per l'alito di giu` che vi s'appasta, che con li occhi e col naso facea zuffa.

Lo ben che fa contenta questa corte, Alfa e O e` di quanta scrittura mi legge Amore o lievemente o forte>>. Quella medesma voce che paura tolta m'avea del subito abbarbaglio, di ragionare ancor mi mise in cura; e disse: <<Certo a piu` angusto vaglio ti conviene schiarar: dicer convienti chi drizzo` l'arco tuo a tal berzaglio>>.

21 Mirava quelle orribili percosse, miravale non mai calare in fallo: parea che contra Balisarda fosse il ferro carta e non duro metallo. Gli elmi tagliava e le corazze grosse, e gli uomini fendea fin sul cavallo, e li mandava in parte uguali al prato, tanto da l'un quanto da l'altro lato. 22 Continuando la medesma botta, uccidea col signore il cavallo anche.

Inferno: Canto XXXI Una medesma lingua pria mi morse, si` che mi tinse l'una e l'altra guancia, e poi la medicina mi riporse; cosi` od'io che solea far la lancia d'Achille e del suo padre esser cagione prima di trista e poi di buona mancia. Noi demmo il dosso al misero vallone su per la ripa che 'l cinge dintorno, attraversando sanza alcun sermone.

19 Facea parer questa medesma causa un leon fiero il bastardo di Buovo, che con la spada senza indugio e pausa fende ogn'elmo, o lo schiaccia come un ovo. E qual persona non saria stata ausa, non saria comparita un Ettor nuovo, Marfisa avendo in compagnia e Ruggiero, ch'eran la scelta e 'l fior d'ogni guerriero?

Gia` eravam la` 've lo stretto calle con l'argine secondo s'incrocicchia, e fa di quello ad un altr'arco spalle. Quindi sentimmo gente che si nicchia ne l'altra bolgia e che col muso scuffa, e se' medesma con le palme picchia. Le ripe eran grommate d'una muffa, per l'alito di giu` che vi s'appasta, che con li occhi e col naso facea zuffa.

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