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Aggiornato: 14 giugno 2025
Tutto tornò com’era, a monte e a lido, al bosco e al prato, in cielo e sovra l’onde. Sol fu distrutto quel che l’uom creò, la casa, il libro, il quadro, il circo, il tempio, la macchina: e distrutto egli, con l’empio suo cuore.
Dalle viscere della nave venne ancora una volta il sordo rombo della macchina. Repentinamente Roccaforte si scosse, si portò una mano agli occhi, corse alla scala, scese nel quadrato, entrò nella cabina del compagno perduto, si fermò dinanzi alla cuccetta bianca.
Quando era a casa, pensava sempre alla macchina, ed era felice la mattina di andare al suo posto; ci si divertiva e gli pareva quasi di trastullarsi con un balocco, e le voleva bene come se fosse una sua creatura.
Ti converrebbe prima mutare di testa: Guillotin, il più umanitario fra noi medici, non è arrivato che ad inventare una macchina per tagliarle. La contessa Maria si volse alla risata di tutti: aveva gi
La macchina della nave era scoppiata ed i fianchi di questa mal robusti per resistere al violento urto andavano man mano squarciandosi. Il fuochista rimase morto, ed intanto fra sì disperata confusione d'uomini e attrezzi l'acqua irrompeva a larghi fiotti attraverso i vani e il Ciullo affondava.
Essa non pensa più al proprio pericolo, s'avvicina, è quasi davanti alla macchina, sta per toccarla, soffia nel corno con tutta la forza dei suoi polmoni, non vede più nulla, le par di sentire come un gran frastuono nelle orecchie, e cade esausta per terra.
Poi si sentì trascinare dalla bionda, che quasi la sollevava, e si ritrovò sul marciapiedi, davanti al treno nero, interminabile. La macchina sbuffava. Un vento umido e freddo la percosse in faccia. Udì confuse voci e a un tratto urlare: In vettura! In vettura! Uno sportello si spalancò. La bionda salì per la prima, stese le braccia, afferrò Letizia e se la trasse dentro.
Pinella non gridò, ma svelto come uno scoiattolo saltò sulla sua macchina e strinse il freno con tanta forza, che la fece fermare all'istante, poi si chinò e trasse fuori Gigi, col braccio sanguinante. Tutto questo fu fatto in un secondo, mentre gli operai spaventati dal grido non s'erano mossi. Bravo, gridarono. Evviva Pinella.
La voce di Drollino era orribile a udirsi: roca, sibilante, con un suono alterato, gutturale, come il congegno d'una macchina che, spazzata, stride sotto la mano di chi lo tenta. Il Duca dominò un brivido, e continuò: Forse, nevvero, vuoi parlarmi dell'accidente in cui la tua generosa audacia.... Sapresti.... potresti dirmi chi?... Si dice che sia stato un attentato. E tu sai...? Lo so!
Egli sentiva in sè una pienezza di vita straordinaria, un'armonia inusitate in tutte le funzioni della sua macchina: un ordine, uno scorrere del sangue sì calmo, sì regolare, sì dolce, che non aveva conservato memoria di aver provato mai un simile stato di benessere, anche negli anni della sua fanciullezza.
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