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Questo punto, presso la torre, era la mèta più ambita delle mie peregrinazioni. E' una solitaria marina, celebrata dalla leggenda d'Omero. La saracinesca è caduta; porte e finestre sono chiuse ed invano tentai penetrarvi.

Dice l'Acqua al Sasso: Io garrula Rompo al monte gli aspri fianchi, Fresca scendo ai campi, agli aridi Cespuglietti, ai fiori stanchi: Di mia voce apro il silenzio Delle valli e rido al cielo: Sempre lieta ad un'incognita Meta io scivolo ed anelo. Quando mai tu muovi un passo? Nel mio corso io sono il simbolo Del progresso che si avanza.... Ed io sono la Costanza! In suo cor brontola il Sasso.

Non riporto ordinatamente il testo, bensí il complesso delle idee suggerite dalla lettura di esso, usando quanto piú posso delle parole stesse dell'autore. Imitatrice della provenzale era sorta nella prima metá del secolo duodecimo la poesia siciliana, e dalla corte di Napoli moderava il gusto poetico degli italiani. La lingua latina s'era giá separata affatto dalla volgare.

Ci fu un momento, un giorno, in cui si trovarono di fronte, soli, liberi, senza doveri. Avevano la pace nel volto, ma non nello spirito e l'amore si precipitava alle labbra, quasi ad una meta lungamente anelata. Ebbene, quel momento, quel giorno, essi rimasero freddi, muti, indifferenti.

Ristette il giovane, timoroso, sulla soglia. Alla meta del suo viaggio, gli mancavano le forze, le gambe gli si piegavano sotto e la lingua gli si appiccicava al palato. Fu Maria che lo mosse. Colla sua dolce voce e colla ingenua schiettezza gli domandò subito: Vedesti mia sorella?

Ma per giungere ad una meta bisogna mettersi in istrada, e compiere il dovere che il Signore prescrisse ad Adamo: «mediante il sudore della tua faccia, mangerai il tuo paneSono pronto, risposi, a dimostrarle la mia buona volont

Così, talvolta, quando il bianco foglio S'annera, e i versi sgorgali dalla penna, Vedo una fulgida Mèta e la Musa che col gesto accenna, E il cor mi batte per rinato orgoglio. Tutto risplender parmi nella vita D'onde la triste realt

Era quella la mia meta: la riconobbi subito dalla quercia fronzuta che spiegava maestosa nel mezzo i suoi rami sopra gli avanzi di una casupola bassa abbandonata come se ne vedono tante in montagna, specie di covo umano da cui il bisogno o la morte ha snidato la vita.

Tutti i suoi dubbii, le sue indecisioni, i suoi timori, i suoi scrupoli, le sue aspettazioni si confondevano insieme, come se una piena contro cui le sue braccia nulla potessero lo travolgesse verso una meta ignorata ma infallibile.

Narrano che questa via lo guidasse più presto e meglio alla meta.