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Lo mio maestro ancor non facea motto, mentre che i primi bianchi apparver ali; allor che ben conobbe il galeotto, grido`: <<Fa, fa che le ginocchia cali. Ecco l'angel di Dio: piega le mani; omai vedrai di si` fatti officiali. Vedi che sdegna li argomenti umani, si` che remo non vuol, ne' altro velo che l'ali sue, tra liti si` lontani.

Maledette le vostre litidisse il secondo; «dovremo noi lasciarli partire o no? Ecco ciò che dobbiamo decidere. Se perdiamo ancora tempo, sospetteranno il nostro progetto, e se ne andranno subito. Siano pure quel che si vogliono, mi sembrano ricchi; hanno tanti servitori! Avete osservato il brillante che aveva il conte? ma ora lo ha nascosto, essendosi accorto ch'io lo guardavo.

19 Come ch'io avessi sopra il legno e vesti lasciato e gioie e l'altre cose care, pur che la speme di Zerbin mi resti, contenta son che s'abbi il resto il mare. Non sono, ove scendemo, i liti pesti d'alcun sentier, intorno albergo appare; ma solo il monte, al qual mai sempre fiede l'ombroso capo il vento, e 'l mare il piede.

Nel 1827 fremevano accanite le liti fra classicisti e romantici, tra i vecchi fautori d'un dispotismo letterario la cui sorgente risaliva per essi a duemila e più anni addietro e gli uomini che, in nome della propria ispirazione, volevano emanciparsene. Eravamo, noi giovani, romantici tutti. Ma a me pareva che pochissimi, se pur taluno, si fossero addentrati a dovere nelle viscere della questione. I primi, Arcadi di Roma, Accademici della Crusca, professori e pedanti, andavano ostinatamente scrivendo imitazioni fredde, stentate, senza intento, senz'anima, senza vita: i secondi, non dando base alla nuova Letteratura fuorchè la fantasia individuale, si sbizzarrivano in leggende dei tempi di mezzo, inni menzogneri alla Vergine, disperazioni metriche non sentite, e in ogni concetto d'un'ora che s'affacciasse alla loro mente intollerante d'ogni tirannide, ma ignara della santit

E come 'l volger del ciel de la luna cuopre e discuopre i liti sanza posa, cosi` fa di Fiorenza la Fortuna: per che non dee parer mirabil cosa cio` ch'io diro` de li alti Fiorentini onde e` la fama nel tempo nascosa. Io vidi li Ughi e vidi i Catellini, Filippi, Greci, Ormanni e Alberichi, gia` nel calare, illustri cittadini;

In tal guisa ispirato predicava Il reduce da' liti Palestini, E col robusto dir comunicava Negli altrui cor suoi palpiti divini. Universale un plauso s'elevava Primamente da' borghi più vicini, Poi rapido quel plauso si diffonde Pur tra fedeli di lontane sponde.