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Aggiornato: 21 giugno 2025
Io mi maravigliavo ben, io! Sará pur vero quello ch'io mi pensavo. Orsú! Perdonategli: che volete fare? In ogni modo, questa chiappola d'Isabella non vi volse mai bene. FLAMMINIO. Tu dici il vero. PASQUELLA, CLEMENZIA, FLAMMINIO, LELIA da femina e CRIVELLO. PASQUELLA. Lasciate fare a me: ché gli dirò quanto me avete detto, ché ho inteso. CLEMENZIA. Questo è, messer Flamminio, il vostro Fabio.
No, non occorre! esclamarono tutti gli altri spaventati, tranne il d'Eleda, che quella sera si mostrava abbattuto assai. Lasciate fare, lasciate fare: rispose il Frascolini coll'aria seccata. Egli mostrava un gran sussiego, proprio come se nel suo Omnibus portasse a spasso l'Europa.
Gesummaria! esclamò egli dopo udita la rivelazione, alzandosi tutto sconvolto ed agitato. La mia Cecilia ha potuto inclinare l'orecchio alla voce della seduzione, e consentire di perdere la sua innocenza! Non era il vizio, è vero, che ti persuadeva al passo disperato, ma il dolore delle tue e nostre sofferenze. Nondimeno era egualmente una tentazione del demonio, e la tua caduta non avrebbe avuto giustificazione alcuna presso la gente dabbene, perchè si deve piuttosto morire che diventare colpevoli ed infami. Come avresti tu potuta godere un bene procurato col traffico della tua virtù? Con qual animo avresti offerto a tua madre, ai tuoi fratelli, a tuo nonno un sussidio procacciato con tal mezzo obbrobrioso? Ah! sia lodato Iddio che ti abbiamo salvata dal precipizio. Mai più, Cecilia, mai più una simile tentazione. Sfidiamo la miseria, sopportiamo le privazioni, ma restiamo innocenti e senza rimorsi di coscienza. Finalmente nessuno muore di fame, e la Provvidenza arriva per tutti, un po' tardi qualche volta, ma sempre in tempo di consolarci. Ah! dunque il signor Tribolo colla sua cera onesta e colle sue belle parole è un pessimo uomo, che voleva fare la tua rovina. Sì, io debbo confessare che ho tolto in prestito da lui due talleri, e che ho detto la bugia di averli guadagnati al lotto. Ma egli mi ha quasi costretto a riceverli, ed ora capisco il motivo delle sue istanze. Egli però si è ingannato ne' suoi artificj, ed io pagherò il mio debito un poco alla volta, come siamo convenuti. Non parliamo più di questo brutto affare, che mi ha messo lo spavento addosso. Cari fanciulli, lasciate stare i cartocci, e aspettate un poco.... Suvvia, se avete fame, vostra madre vi dar
Io non so di sacerdoti; io so di Cristo, che riprova la legge di pagare dente per dente, e occhio per occhio, e vuole che amiamo quelli che ci fanno del male. Marzio, lasciate a Dio i suoi giudizii; quello che in Dio è giustizia, in voi sar
ERASTO. Orsú, poiché sei cosí disposto di ucciderti meco, per esser noi stati tanto tempo prima amici insieme, abbracciamoci e baciamoci, e dopo ripigliamo l'armi e feriamoci. CINTIA. Mi contento d'ogni tuo contento. ERASTO. Lasciate l'armi; ecco lascio le mie. CINTIA. Io ho lasciate le mie.
Lasciate che v'accompagni. Ella tremava come una foglia. Non rispose una sola parola. Se scrivo a Vincenzino volete che gli dica che v'ho incontrata? Ella rispose: No... per carit
Io non so, riprese pacato e severo il veterano, io non so quando veggo il male che si fa da quelli che il mondo chiama grandi, se possa dirsi che ci sia una Provvidenza. Ma so che la maggior parte è ancora dappertutto calpestata dai pochi; che ancora l'esser poveri è come un delitto; e i signori credono sempre d'aver ragione quando pagan l'infamia con un po' d'oro. Ma voi non vedete, e parlo a voi, perchè siete uno di quelli ch'io dico, non vedete tutto il male che vi divertite a fare; voi entrate nelle famiglie nostre e vi recate l'infamia come un beneficio; voi cercate la dimenticanza della noja signorile, la dimenticanza d'un giorno, d'un'ora.... E non pensate al dolore, alle lagrime che vi lasciate dietro, alle maledizioni che chiaman sopra di voi la vendetta di Dio!... Ma non sar
Desidero di combattere con uno dei vostri leoni, ma è necessario che ciò rimanga un segreto tra noi; occorre che voi mi lasciate solo in questo serraglio, e che si creda, per vostra e mia giustificazione, che io vi sia entrato senza il vostro consenso, e avendo aperta io stesso la gabbia, come farò, sia stato assalito dalla vostra bestia.
Si udiva il rumore di mano in mano avvicinarsi, allorchè l'oste prese a dire a voce alta: «Lasciate questo Cavaliere, egli è in casa mia, e deve starci sicuro come in Chiesa: se vi ha fatto torto, aspettatelo fuori: che è questo venire in tanti contro uno? che soperchieria! che assassinamento! giuro al corpo.... al sangue....»
Così che si decide andare in pellegrinaggio a Gerusalemme. Lasciate il viaggio, ser abate, lo consiglia Guiberto, se no l'alba ci coglie qui.
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