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Aggiornato: 22 giugno 2025
Ed avrebbero meglio ricevuti dei bisanti, dei fiaschi di Orvieto e delle lacche di maiale! interrompe una voce chioccia dal fondo della sala.
Ma ve ne saranno molti in Roma, veri discendenti del popolo gigante? Tra questi servi di preti, cuochi di preti, lacchè di preti, figli di serve di preti, artisti ed operai di preti e figli infine di monache e di Perpetue di preti!
Alle dame, per la medesima ragione, era stata spedita per via di lacchè altra partecipazione consimile a nome della Capitanessa Marchesa di S. Croce.
A casa, e ventre a terra gridò il principe ai suoi lacchè, salendo in vettura. Sentiva che la sua emozione era per sopraffarlo. Il giorno delle nozze. Il generale principe Paolo di Lavandall era venuto a Parigi nel 1815 con gli eserciti confederati stranieri.
La carrozza era stemmata, tirata da quattro cavalli grigi pomellati, condotta da un cocchiere che pesava due tonnellate, a parrucca incipriata, forte in colore, raso il mattino, vestito di una livrea amaranto a lacci neri. Tre lacchè, similmente vestiti, recando ciascuno nelle sue mani un lungo bastone a pomo di oro, tenevansi in sul pedile di dietro.
Gli occhi tien chiusi e spinge il petto in fuori, torce la bocca ed ha chiavati i denti, strappa ciò ch'ella piglia, e merli e fiori; non sa se donne o uomin sien presenti, né qual atto l'onori o disonori, ché trae le lacche e l'alza, occhi veggenti; or si rannicchia ed or si stende in fretta. si torce, s'aggomitola e gambetta. Sei damigelle le tenean le braccia: Marfisa tutte quante le rintuzza.
Ella si presentò al palazzo dell'ambasciata alle dieci. Le si domandò cosa chiedesse. Parlare al signor ambasciatore. Sua Eccellenza è uscita a cavallo, rispose il lacchè. Aspetterò. Se è per affari dell'ambasciata, bisogna rivolgersi alla segreteria, al pian terreno, a sinistra. Mi occorre di parlare direttamente e personalmente al principe.
Lavorate voi per.... conto vostro, o per conto dello Stato? Bambina arrossì e non rispose. Si assise. All'istesso momento si udì uno strepito di cavalli nella corte, poi un rumore di passi nelle scale. È Sua Eccellenza, gridò il lacchè: tiratevi da banda.
Un giorno, albergo a mano non trovando, dicea ch'era vigilia con digiuno ed altre maliziette va innestando. Tiriamo innanzi diceva a ciascuno. Il lacchè disse: Io mi vi raccomando: voi non mi siete padrone opportuno; e gambettando con gran leggiadria, con l'arme del Vesuvio fuggí via.
Infine, la messa terminò. Il prete rientrò in sacrestia, ed il personaggio in veste da camera si levò. Il gesuita si precipitò per rialzare la portiera dell'uscio, lo lasciò passare e lo seguì. Il personaggio dal Toson d'oro non manifestò di avvedersi di quegli atti di deferenza. E' camminò dritto, traversando qualche sala ove zonzavano parecchi lacchè, affrettati ad aprire le porte.
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