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Aggiornato: 17 giugno 2025
Poi si rivolse a quella 'nfiata labbia, e disse: <<Taci, maladetto lupo! consuma dentro te con la tua rabbia. Non e` sanza cagion l'andare al cupo: vuolsi ne l'alto, la` dove Michele fe' la vendetta del superbo strupo>>. Quali dal vento le gonfiate vele caggiono avvolte, poi che l'alber fiacca, tal cadde a terra la fiera crudele.
Poi si rivolse a quella ’nfiata labbia, e disse: «Taci, maladetto lupo! consuma dentro te con la tua rabbia. Non è sanza cagion l’andare al cupo: vuolsi ne l’alto, l
Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo ricco patre!>>. E mentr'io li cantava cotai note, o ira o coscienza che 'l mordesse, forte spingava con ambo le piote. I' credo ben ch'al mio duca piacesse, con si` contenta labbia sempre attese lo suon de le parole vere espresse.
38 Queste, ch'andar per la non ferma sabbia vider Ruggier al suo viaggio dritto, che sculta avea la sete in su le labbia, tutto pien di sudore il viso afflitto, gli cominciaro a dir che sì non abbia il cor voluntaroso al camin fitto, ch'alla fresca e dolce ombra non si pieghi, e ristorar lo stanco corpo nieghi.
Allora il duca mio parlò di forza tanto, ch’i’ non l’avea sì forte udito: «O Capaneo, in ciò che non s’ammorza la tua superbia, se’ tu più punito; nullo martiro, fuor che la tua rabbia, sarebbe al tuo furor dolor compito». Poi si rivolse a me con miglior labbia, dicendo: «Quei fu l’un d’i sette regi ch’assiser Tebe; ed ebbe e par ch’elli abbia
Con fren spumar non gli facea le labbia, né so come lo regga a voglie sue. La sopravesta di color di sabbia su l'arme avea la maledetta lue: era, fuor che 'l color, di quella sorte ch'i vescovi e i prelati usano in corte. 5 Ed avea ne lo scudo e sul cimiero una gonfiata e velenosa botta.
Questa favilla tutta mi raccese mia conoscenza a la cangiata labbia, e ravvisai la faccia di Forese. <<Deh, non contendere a l'asciutta scabbia che mi scolora>>, pregava, <<la pelle, ne' a difetto di carne ch'io abbia; ma dimmi il ver di te, di' chi son quelle due anime che la` ti fanno scorta; non rimaner che tu non mi favelle!>>.
Sì dice Aletto; e l'infernal tiranno L'unghie affocate in se rivolve, e i denti, E con atroce, alto anelar d'affanno Cosparge intorno opache nubi ardenti; Cotal divien, che 'n rimirar ne tranno Novo, immenso dolor l'alme dolenti; Ed egli impria per formidabil rabbia A pena infuriato apre le labbia: LVIII
39 Stupida e fissa ne la incerta sabbia, coi capelli disciolti e rabuffati, con le man giunte e con l'immote labbia, i languidi occhi al ciel tenea levati, come accusando il gran Motor che l'abbia tutti inclinati nel suo danno i fati. Immota e come attonita stè alquanto; poi sciolse al duol la lingua, e gli occhi al pianto.
Poi si rivolse a me con miglior labbia dicendo: <<Quei fu l'un d'i sette regi ch'assiser Tebe; ed ebbe e par ch'elli abbia Dio in disdegno, e poco par che 'l pregi; ma, com'io dissi lui, li suoi dispetti sono al suo petto assai debiti fregi. Or mi vien dietro, e guarda che non metti, ancor, li piedi ne la rena arsiccia; ma sempre al bosco tien li piedi stretti>>.
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