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Aggiornato: 5 maggio 2025


Cosí si dee credere l'onnipotente Padre aver fatto in cielo, sentendo per la divota orazione colui alla via della veritá ritornare, il quale del tutto partito se n'era e ogni sua grazia avea dispersa e gittata via. Che festa ancora dobbiam credere averne fatta gli angeli di vita eterna? la letizia de' quali è maggiore sopra un peccatore che torni a penitenzia, che sopra novantanove giusti.

Voi, Padre beatissimo, in questo momento porgete l'orecchio alla voce della clemenza, bella virtù e degna veramente d'un re sacerdote! Ma quando la giustizia fa udire la sua parola, la clemenza deve cedere e tacere. Perfino l'Onnipotente chiuse l'orecchio alle voci della misericordia e non esitò a sacrificare il suo prediletto figliuolo per soddisfare alla giustizia. La giustizia è la base e il cardine d'ogni opera buona, e senza la giustizia le altre virtù non sono altro che ombre ed errori. Nubi gravide di tempeste stanno addensate nei cieli, il tuono rumoreggia nell'aere, le mine degli empj sono approntate sotto i nostri piedi, e non aspettano che la scintilla che mandi tutto in rovina. Da chi troveremo soccorso, se mostriamo di amare i nostri nemici più degli stessi difensori, e se lascieremo inulte le ossa di coloro che sono morti per noi? possiamo lusingarci di vincere colla mansuetudine i nostri nemici. Il demone dell'empiet

La bellezza del capitano, suscita più entusiasmo nei militi, più timor nei nemici. Infine, comunque sia, è una gran fortuna il nascer belli, ed in questo, come in tante altre cose, non si capisce perché l'Onnipotente sia stato prodigo con gli uni, avaro con gli altri, si direbbe quasi capriccioso.

.... Poichè tu sai, amor mio, il delirio fantastico, l'onnipotente soffio che m'afferra alle viscere nel soleggiato riscintillare dei mari!... .... Poichè conosci lo spasimo crescente e cadenzato che m'insegue da un'onda melodiosa all'altra nella gran sinfonia sommergente dell'acque, @192 verso il divino abisso di un impossibile accordo con voi, Soli allucinanti... con voi, Mari men vasti dell'anima mia!...

Tieni ben conto lettore di quell'aiuto di Dio ed aiuto del Signore che questi sacrilegi invocano ad ogni momento, facendo complice loro l'Onnipotente e l'infinito!

Mio dio serpente, salvami, ed io offrirò in tuo onore dieci bambini appena nati e scannerò dieci vergini, che non hanno ancora conosciuto lo sposo! esclama, mentre il suo occhio guarda supplice un piccolo serpente, arrotolato al suo braccio sinistro; il suo odio, l'onnipotente, il patrono della sua tribù, che la rese sempre grande, la conservò potente, le concesse sempre grandi trionfi e l'aveva abbandonata soltanto due giorni innanzi: un dio sanguinario, che chiedeva molte vittime, bambini innocenti e vergini pure.

E scesero. Appena si furono affacciati alla porta, che agli occhi di Manfredi occorse un pietoso spettacolo: su gli estremi gradini, disposti in soave atto di amore, stavano la moglie e i figli suoi: ei gli aveva dimenticati! tanto possono le cure del trono che facciano dimenticare all'anima gran parte di lei? la luce sinistra delle torce di resina, i globi di fumo alteravano punto quelle care sembianze; bene dentro sentivano scoppiare le lagrime, ma per non affliggere il Re sorridevano: bellezza quasi ideale di tenerezza! Una pace mesta usciva loro da tutta la persona, e si diffondeva sul cuore pei riguardanti; parevano una benedizione del padre, che dal capezzale non lascia ai figliuoli che il retaggio della giustizia: era su que' volti spavento, era malinconia, era speranza, espressione simile a quella del devoto, che, timoroso del giorno dell'ira, inalza una preghiera in espiazione, e nel fervore dell'offerta gli raggia in fronte la fidanza di placare l'Onnipotente vendicatore. Perchè Manfredi abbassa la visiera? Teme egli che sveli la sua faccia il rimorso di averli dimenticati, o la piet

O donna! creatura privilegiata, riverita, adorata dall'uomo di cuore sovente manomessa dal codardo. Angelo della vita! L'uomo nella sua presunzione ideò Dio colle proprie forme: eppure l'Onnipotente dovrebbe avere la sembianza d'una donna, s'egli potesse aver forme.

Nondimeno allorquando dal tempio Uscir vedesi l'Onnipotente, Tra le mani d'un debil vivente, Pe' sentieri che tutti calchiam, Pare a noi che vieppiù ci sorrida, Che vieppiù ci si faccia fratello: Per pregarlo un impulso novello, Una nova speranza sentiam.

La voce dell'organo accompagnò la recitazione del Salmo; un supplice ardore, uno slancio di tutta l'anima sulle ali della speranza; poi queruli gridi soffocati di dolore e di rimorso, la prostrazione, l'abbattimento; e poi ancora il richiamo potente della fede sicura, squilli di gloria trionfale. «Giudicami, Signore, e scerni la causa mia da quella della gente non santa.... Poichè tu sei, Dio, mia fortezza, come mai m'allontani da te?... Canterò al suono della cetra le vostre lodi, mio Dio; perchè sei triste, anima mia, e perchè mi conturbi? Confida nel Signore, poichè lo loderò ancora come mia salute e mio Dio.... Mi confesso a Dio onnipotente.... Abbia misericordia di voi l'onnipotente Iddio, e perdon

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