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Aggiornato: 20 maggio 2025
Era l'attimo più commovente della passeggiata; le giovani si stringevano la mano, sorridendo. Il mare pompeggiava, solenne di quieta potenza; le ville davano al paesaggio la nota leggiadra o maestosa, incensando l'aria coi profumi dei giardini, e tagliando il cielo puro coi ricami aggrovigliati o con le punte argute degli alberi. Di frequente il sole era tramontato, e la carrozza saliva ancòra l'ultima ascesa tra Nervi e Sant'Erasmo; i monelli sulle porte schiamazzavano; qualche carro, con le ruote pesanti affondate nel terriccio, ingombrava la strada, e nella penombra risonavano gli aizzamenti gutturali degli uomini, i tintinnabuli dei muli e dei cavalli inarcati a trarre il veicolo. Arrivavano a casa, le due sorelle, quando gi
In esse comprendo la venerazione delle antiche fedi per la natura: vi è nella natura mesta, immobile qualcosa di più augusto, di più solenne che non nel multiforme, convulsivo agitarsi delle plebi umane; in questo tutto è contingente, relativo; la loro potenza è un attimo, la bellezza una larva, il genio una scintilla; l'attimo passa, la larva scompare, la scintilla si spegne, rimane l'immutabile.
Quindi, la fanciulla ridivenne fiduciosa. E così l'attimo fuggente si dileguò. Parecchi anni addietro, al buon signor Pfaff, io aveva domandato un giorno: Perchè non mettete un'epigrafe sul vostro ricovero di pace e di salute? Il signor Pfaff m'aveva guardato senza rispondere, ed era stata la figlia a spiegargli il mio concetto.
Solo questa doppia concezione della forma può dare l'attimo di vita plastica nel suo manifestarsi, senza estrarlo e trasportarlo fuori dal suo ambiente vitale, senza fermarlo nel suo moto, insomma senza ucciderlo.
Io rimasi giorno e notte al suo capezzale, sempre vigile, tenuto in piedi da una energia instancabile di cui ero meravigliato io stesso. Con tutte le potenze della mia vita io sostenni quella vita che stava per spengersi. Mi pareva che dall'altra parte del capezzale fosse la Morte in agguato pronta a cogliere l'attimo opportuno per strappare la preda. Io aveva talora veramente la sensazione di trasfondermi nel corpo fragile dell'inferma, di comunicarle un po' della mia forza, di dare un impulso al suo cuore stanco. Le miserie della malattia non m'ispirarono mai alcuna ripugnanza, mai alcun disgusto. Nessuna materialit
Quando, come adesso, rievoco nella memoria quell'attimo feroce in cui sentii piombare sulla mia schiena la sferza del gin-mù, penso che quello fu l'attimo decisivo e capitale del mio destino, l'impulso primo che inflisse al mio spirito quel moto particolare del pensiero che vien detto, fra gli uomini, carattere, e che è quasi uno stile dell'anima.
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