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Aggiornato: 6 maggio 2025


Che diceva il conte Gino? Credo che non dicesse nulla. Il nobile, l'intelligente, l'arguto Gino Malatesti era diventato un altr'uomo da quello di prima. Il panno appariva sempre quello, ma era un panno stinto. Del resto, anche così ridotto alla condizione di ombra, anzi perchè diventato ombra, adempieva con garbo al suo uffizio di signore e padrone alla moderna, cioè di compagno, di associato, di tutore, di tutto quel che vorrete, fuorchè padrone e signore. Per lui, dopo tutto, era sempre pronta una parolina gentile della moglie; a lui andavano di pien diritto, e non mancavano mai, gli ossequiosi saluti e gli atti di amichevole deferenza di tutto lo stato maggiore di sua moglie. Godeva infine di una societ

Mentre la carrozza attraversava i quartieri popolari, arrestandosi tratto tratto per l'ingombro dei tram, delle automobili, dei legni, dei carri, dei veicoli d'ogni sorta, Perez cominciò a parlare delle sue occupazioni letterarie. Scrittore di commedie prima che insegnante di lettere greche, egli adempiva con tutta coscienza l'ufficio scolastico; ma più che la cattedra lo attirava il palcoscenico, dove aveva raccolto e raccoglieva ancora i premî più ambiti. Quanti ammiravano in lui l'artista geniale, l'arguto dipintore dei costumi contemporanei, non riuscivano a spiegarsi come egli potesse essere anche un dotto cultore delle classiche discipline; in realt

Ma prontamente io interruppi quello stupore con la seguente nozione bibliografica: Centocinquant'anni fa, il gesuita Lucchesini scrisse un opuscolo intitolato: Sciocchezze scoperte nelle opere del Machiavelli dal Padre Lucchesini. L'arguto editore stampò in abbreviazione sulla costola del libro: Sciocchezze del Padre Lucchesini.

Mica Buecheler, o, che so io. UN TEDESCO. Tanto nomini nullum par elogium. E per non essere bocciato, lo scolaro dove' striderci. Ma interrompe a questo punto l'arguto lettore, e che razza d'uomini erano quelli invasi da cosí cieco fanatismo? Asini? Citrulli? Procaccianti? Neanche per sogno.

Il principe si sentì soggiogato. I suoi occhi si gonfiarono. Egli ricadde in sulla seggiola singhiozzando e ripetendo con accento convulso: «è vero: questione di naso!... questione di nasoL'arguto Canella non proferì che queste parole: «due soluzioni possibili; o tagliare... o incrociare!...» Le case dei regnanti hanno le muraglie di vetro.

La signora Chiara pescava nelle proprie memorie, per rompere que' silenzi incresciosi, i vecchi aneddoti paesani, le burlette di cui in altri tempi era stato maestro il nonno Sant'Angelo, qualche strofetta allegra, di quelle che l'arguto vecchietto improvvisava ne' momenti di buon umore nella sua caffetteria di Tricesimo e che si citano ancora oggi nel Friuli insieme a' versi migliori di Pietro Zorutti.

Il sottoprefetto di Castelnuovo Bedonia atteggiò le labbra ad un sorriso tra l'arguto e il melenso, che rispondeva benissimo allo stato particolare di un uomo, il quale per ragione dell'ufficio dovesse indovinare a volo e che frattanto avrebbe voluto essere aiutato un pochino. Una meraviglia! esclamò egli avvicinandosi e cercando di guadagnar tempo.

Un giorno, mentre la regina si doleva fra lacrime e singulti degli strani furori del principe, l'arguto ministro proferì a mezzo labbro tre parole: questione di naso! La regina, come ognun può immaginare, provò una scossa nervosa, e chinò il capo arrossendo. Il gran Canella non s'ingannava. Per accertarsi, non gli rimaneva che tentare una prova sull'animo del re. Egli non pose tempo di mezzo.

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