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D’altro ordine e con espedienti diversi l’insegnamento medio e inferiore. Oggi si fanno distinzioni e sotto-distinzioni di scuole classiche e tecniche, professionali e normali. Allora non se ne facevan punto. Le scuole che si dicevano normali, corrispondevano alle elementari; le altre, alle classiche.

L’affermazione fondamentale di Giuliano, su cui si svolge il filo del suo ragionamento, è che non vi deve essere contraddizione fra l’insegnamento dato da un uomo e la sua fede e la sua condotta, e che, pertanto, non era tollerabile che i maestri i quali non erano pagani adoperassero, nel loro insegnamento, quei libri che erano i testi sacri del Paganesimo. Ciò costituiva, per Giuliano, una vera mostruosit

E come se la lista dei libri proibiti fosse scarsa, il Presidente vi aggiungeva la Scienza della Legislazione del Filangeri e l’Orlando furioso dell’Ariosto¹⁸⁸; mentre Ferdinando in persona si riserbava l’autorizzazione delle scuole private, ed anche concedendola, vi vietava l’insegnamento delle scienze¹⁸⁹. ¹⁸⁸ D’Angelo, Giornale ined., a. 1799, p. 461.

Liberato così il terreno delle accuse basate sull’equivoco, esaminiamo il ragionamento fondamentale di Giuliano, per analizzarne il valore. Egli parte dalla premessa che fra la convinzione e l’insegnamento di un uomo deva esistere un accordo perfetto, e tale premessa non può che essere approvata da ogni persona ragionevole e coscienziosa. Da quella premessa egli trae la conseguenza che non potevano leggere e spiegare agli allievi Omero e gli altri autori antichi quei maestri i quali non credevano negli dei in cui aveva creduto Omero. Ora, noi sorridiamo a questa conseguenza di un principio giusto, perchè ora a nessuno può passar pel capo di prendere sul serio la teologia d’Omero. Noi ammiriamo lo stile e l’arte d’Omero e di Virgilio, e siamo ancora commossi dalla parte umana dei loro poemi, ma la parte mitologica, se può interessare il critico, come documento letterario o storico, per la coscienza nostra è cosa morta. Ma non dobbiamo dimenticare che Giuliano si trovava in posizione affatto diversa. Al tempo suo si poteva ancora credere, e si credeva effettivamente nella verit

Certo, pei Cristiani del secolo quarto, la quistione si complicava e diventava più grave per la circostanza che i libri che Giuliano voleva togliere loro di mano, erano i soli testi di cui si servisse l’insegnamento. Il mondo antico non conosceva la scienza, nel senso moderno della parola. L’insegnamento, nelle scuole, si riduceva alla retorica, con la quale non si imparava che a diventar oratore, ad adoperare quelle forme letterarie di cui il pensiero, sia politico, sia giuridico, sia religioso doveva vestirsi per essere accolto e compreso. Quest’arte non si acquistava che sugli esempi della letteratura antica, per cui l’impedirne l’uso ai maestri cristiani era propriamente un escluderli, in modo assoluto, dal pubblico insegnamento. E, infatti, dei maestri che avevano grande fama, Proeresio ad Atene e Simpliciano a Roma, non volendo piegarsi a nessun atto di apostasia, avevano dovuto abbandonare del tutto la scuola. Ora è certo che Giuliano doveva esser ben lieto di questa circostanza, che gli dava il mezzo di raggiungere lo scopo d’imbarbarire il Cristianesimo. Era un caso fortunato per lui, e del quale egli aveva il diritto di usare, come di un’arma di buona guerra, che dal principio di probit

Notiamo, anzi tutto, che la legge di Giuliano si riferisce esclusivamente alle scuole municipali, che erano poi le scuole pubbliche. Nel secolo quarto, l’insegnamento ufficiale era pressochè intieramente affidato alle citt