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Aggiornato: 1 giugno 2025
E al suono della rauca voce grossolana si voltarono pur a guardare verso la porta i miei compagni di tavolino del Caffè Grande al Corso. Era l'ercole della troupe d'acrobati attendata a Giffuni dietro il mercato bovino. Buonasera risposi Che c'è? Non si lavora?
Il cugino Ruggero, l'Ercole adolescente, era partito per sempre; era un pretendente fallito, un'ombra dileguata. Ed anche per Gino Malatesti un'ombra era passata, alle falde del Cimone, ma per andarsi a dileguare nella val di Nievole.
Macché! fece l'ercole, raggiustando sulla piccola testa quasi calva un sudicio berretto di pelo marrone A Giffuni Vallepiana? E Pompei non è meglio! Citt
Il malato con un bianco berretto da notte in capo, col petto scoverto, si lasciava tastare. Lo riconobbi subito. Era l'ercole di Giffuni. Ma sa che ho pensato a lei tante volte da che sono qua dentro? Mi dia la mano almeno: ora non glie la lascio più come quella sera, si ricorda? Mi avr
Ma dunque siamo vicini! Io son lì, di rimpetto. Non ha visto il mio carrozzone? Sì... difatti. Ripigliammo il cammino e si rifece il silenzio fra noi, per un tratto. Dopo un po' l'ercole riprese: E Bamboccetta, l'ha vista? Lo guardai. Scossi la testa per dir di no. Egli parve meravigliato. Non ha mai visto Bamboccetta? Mia figlia? La piccina? Ma al circo c'è mai stato, lei?
Nora si abbandonò, si lasciò cadere sopra un tronco di colonna rovesciata, presso l'Ercole immenso, biancheggiante nel buio come un fantasma, e scoppiò in lacrime e continuò a piangere, a piangere.... commovendosi a quella musica lontana, triste e così soave, così piena di mistero, di amore, di dolore. Siediti qui.... siediti vicino a me.... L'altro le sedette accanto.
La vita, caro signore continuò l'ercole, seguitando nel suo vaniloquio è una cosa triste e pesante. Non le pare? Ho una moglie, la Rosina, che m'è nemica mortale. Non se la può figurare: dispetti, furie, malattie, ogni sorta di birbonate. L'ho presa a Settignano, in Toscana, una volta che vi sono passato con tanti bei denari in saccoccia, che ora non si vedono più. Era lì con un signore titolato, un conte, gran femminiero, e costui l'aveva conosciuta in compagnia Roussel, a Firenze, e se l'era portata via in campagna. Bene; dopo un po' eccoti il signorino che ti pianta lì quella creatura senza neppur dirle: obbligato. Arrivo io, comincio a lavorare, la Rosina mi viene a narrare i suoi patimenti e così senz'altro me la metto in casa. Sar
Le dico, un bisciù! L'ha vista al trapezio? Sì, mi pare... Eh?... fece l'ercole, strizzando l'occhio Ha visto che lavoro preciso? Accennavo di sì, col capo. In quel punto pensavo ad altro.
L'ercole sorrise, con quell'aria sua solita d'amarezza e di bont
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