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Aggiornato: 3 giugno 2025


Non ti aspettavo, quest'oggi; disse l'Almirante, dopo aver ripetutamente baciato ed abbracciato il suo primogenito. io avrei potuto venire da voi, padre mio, prima di domani, essendo oggi di servizio. Ma ho avuto licenza, per prender commiato da voi, se restate a Valladolid. La Corte, domattina, si trasferisce a Burgos.

Per cacciare i tristi pensieri, la pietosa signora lèsse il memoriale dei piccoli obblighi che l'Almirante aveva ricordati con tanta diligenza, e insieme con tanto candore, dai centonovantacinque ducati complessivamente dovuti a parecchi suoi concittadini, come Luigi Centurione Scotto, Paolo Di Negro, e Battista Spinola del ramo di Luccoli e dei signori di Ronco, fino al mezzo marco d'argento ad un ebreino di cui non rammentava il nome, ma che indicava minutamente, come quello che soggiornava, vent'anni prima, alla porta della Juiveria, in Lisbona.

Questo dovrebbe essere; notò l'Almirante. Ma sar

Un primo testamento lo aveva fatto l'Almirante otto anni prima, e appunto il 22 febbraio del 1498, innanzi di partire per il suo terzo viaggio di scoperta, istituendo un maggiorasco nella sua famiglia, e lasciando a Genova, sua citt

E non fatto! replicò l'Almirante. E dove non avete ottenuto voi, chi altri può sperar di ottenere? Del resto, Bovadilla, soggiunse egli, chiamandola per la prima volta con quel nome, che a lei suonò dolce come una carezza, alla vigilia di appressarmi a Dio, non voglio più accoglier pensieri di grandezze umane. Le ho sepolte nel mio testamento, per coloro che saranno dopo di me. Io aspetto giustizia da chi mi può usare misericordia. Non più dignit

Quanti vecchi debiti! diss'egli, con un mesto sorriso. E tutti di Lisbona, vedete? L'Almirante maggiore del mare Oceáno ebbe in principio da pensare a mettere la parte sua nelle spedizioni navali; quando ne poteva trar redditi, la Corona, sua partenevole, non si è curata di farglieli pagare. E fondo maggioraschi, e muoio nella miseria!

Con una lettera, non è vero? , con una lettera di ossequio, di suo fratello l'Almirante. Almirante maggiore del mare Oceáno; aggiunse a mo' di glossa in margine la marchesa di Moya, badando anche a batter bene l'accento sulla penultima di Oceáno, com'ella soleva. E la lettera diceva, oltre le parole di ossequio? Non forse che l'Almirante aspettava giustizia dai nuovi sovrani?

No; rispose il Fiesco, fremendo. Son provveduto abbastanza. E si congedò, per mettersi quel giorno istesso in viaggio. Spendendo del suo, per Iddio! Non voleva denaro dai carcerieri di Fior d'oro; non voleva denaro, per un'opera che sapeva di tradimento. Lo aveva assolto l'Almirante; lo aveva anzi incuorato; ma era sempre un'infamia.

Gian Aloise? domandò l'Almirante. Lo avete detto, messere; rispose Bartolomeo Fiesco. Ma questa forse è la via più lunga; la più breve, per noi, sarebbe quella delle Fiandre. Lontane! osservò l'Adelantado.

Legata! Eh, , legata; rispose l'Adelantado, fremendo. Erano in dieci, ed avevano paura che fuggisse. Noi vi aspettavamo, per muoverci, per far qualche cosa. L'Almirante vuol andar egli dal re. Ne vengo io; ruggì il capitano Fiesco; e non credo che gioverebbe. L'ha con me, il re Ferdinando. Come ciò sia, è inutile il dire; si potrebbe in poche parole.

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