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Aggiornato: 6 giugno 2025
Pur volle contemplare ancora un istante il triste spettacolo, e comprimendo colla destra l'affanno del cuore, si rizzò e stese la libera mano in atto di supremo saluto al paesuolo. A quello sforzo però svenne, e caduto boccheggiante sull'erba arrossata mormorò; Italia, ricevi l'addio ultimo d'Arnoldo e spirò. Nato e cresciuto in Acquaviva, moriva cittadino-soldato col nome di patria sulle labbra!
Allora raccontai distesamente a mio zio i più minuti particolari della mia cieca passione, gli sguardi modesti di lei, ma perseveranti che mi colpirono, tutti gli atti che interpretai in mio vantaggio ed agitarono il mio cuore, l'evidente gelosia dei fiori appassiti, il mazzetto raccolto in giardino, la mestizia manifestata la vigilia della partenza, l'addio misterioso della sera... la mia disperazione... e le mie speranze.
Ma i momenti precipitarono: egli ebbe un altro pensiero per la terra, il supremo pensiero: girò le pupille all'angolo ove sapeva ch'erano la sua donna e la figlia sua; e in quell'ultima occhiata disse loro l'addio. Teresa cadde svenuta, e la Stella diede un grido.
Presa questa risoluzione, ella passeggiò con le mani sulla tastiera ingiallita e suonò lentamente la «Serenata» di Schubert, che le spezzava sempre il cuore, e che in quell'occasione le fece piover dagli occhi lagrime abbondanti. Pareva l'addio alla fanciulla lontana, che nel frattempo viaggiava, viaggiava, verso un destino crudele, verso una citt
A capo di una buona mezz'ora mi rivolsi sull'altro fianco e mi ripetei che bisognava pigliare una decisione e che se l'addio dell'amicizia mi era caro, assolutamente conveniva che io mi levassi di botto. Non ne feci nulla e filosofai meglio di Cicerone sull'amicizia; e poichè la filosofia conduce assai lontano, passò un'altra mezz'ora.
Tornando a Caserta, il maggiore Caldesi mi fece: Ora credo anch'io puro sangue sannitico i cafoni del Molise. L'addio Perchè ve ne state laggiù? mi disse Garibaldi, a pranzo, nel palazzo reale di Caserta, il dì dopo del nostro ritorno dall'infelice spedizione; accostatevi e narratemi i casi d'Isernia.
Una spuma rossastra apparve sulle labbra del giacente; al sommo del petto un tremito violento e continuo indicava gli sbalzi del cuore, così rapidi e pazzi, sul punto di ridursi all'inerzia finale. Ancora una volta il morente tentò di aprir gli occhi; ma non gli venne fatto che a mezzo, e le sue mani si irrigidirono in una stretta suprema su quelle di Ginevra. Era l'addio della partenza.
Chi muore!... Ah sento d'aver avuto l'amore e la speranza!... Perchè mi è dolce l'ultima luce del crepuscolo?... Perchè è tanto soave l'addio di chi ci ha accompagnato fino ai primi tenebrori?... Come sei cara, tu! Tu, e tu, e tu, figlia, bambino, bambini! Come siete cari, voi che, insieme aggruppati al mio seggiolone, mi dite sorridendo: Noi continueremo a vivere, ad amarci, e a ricordarti!
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