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Aggiornato: 25 giugno 2025
Quello adunque che la nostra cittá dovria verso il suo valoroso cittadino magnificamente operare, accioché in tutto non sia detto noi esorbitare dagli antichi, intendo di fare io, non con istatua o con egregia sepoltura, delle quali è oggi dell'una appo noi spenta l'usanza, né all'altra basterieno le mie facultadi, ma con povere lettere a tanta impresa, volendo piú tosto di presunzione che d'ingratitudine potere esser ripreso.
Luisa gli sorrise. Don Francesco accompagnò lei, invano supplicante a rimanersi seduto, con onesta cortesia fino alla porta; e quindi tornando addietro con presti passi, pose una mano su la spalla di Ciriaco; e squadratolo con biechi sguardi gli favellò così: Non solo adesso tu te ne andrai di casa mia; ma di Roma altresì, ma da tutti gli stati Pontificii ancora, e subito; se domani io ti sapessi qui, penserò da me stesso al tuo viaggio. Va senza guardare indietro: io non ho la potenza di convertirti in istatua di sale; possiedo semplicemente quella di convertirti in morto. Mettiti un sigillo su la bocca, la paura di me nell'anima; se i piedi ti venissero meno, continua il tuo cammino con le ginocchia carponi. Tu, che hai avuto la pericolosa curiosit
Ma, percioché, come che impunite ci paiono le mal fatte cose, quelle non solamente dobbiamo fuggire, ma ancora, bene operando, d'amendarle ingegnarci; conoscendo io me essere di quella medesima cittá, avvegnaché picciola parte, della quale, considerati li meriti, la nobiltá e la vertú, Dante Alighieri fu grandissima, e per questo, sí come ciascun altro cittadino, a' suoi onori sia in solido obbligato; comeché io a tanta cosa non sia sofficiente, nondimeno secondo la mia picciola facultá, quello ch'essa dovea verso lui magnificamente fare, non avendolo fatto, m'ingegnerò di far io; non con istatua o con egregia sepoltura, delle quali è oggi appo noi spenta l'usanza, né basterebbono a ciò le mie forze, ma con lettere povere a tanta impresa.
L'altro tedesco, cui reputò bello convertire la sua musa di fuoco in istatua di marmo, Pigmalione alla rovescia il quale rapiva il fuoco celeste per animare la sua creatura di marmo, il Goethe scriveva di Roma: «altrove ti è mestieri cercare, qui la copia ti opprime: ad ogni passo ti occorre o palazzo, o giardino, od arco di trionfo, o intercolonio, o ruina, o casuccia, o presepio così fitto che tu potresti disegnare ogni cosa sopra il medesimo pezzetto di carta. A che serve una penna? Qui bisognerebbe possedere mille stili, e non pertanto ti sentiresti vinto ogni giorno dalla sorpresa, dall'ammirazione, non meno che dallo spossamento. Contemplando questa citt
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