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Aggiornato: 2 giugno 2025


Il medico, il dottor Securani, Paolo Securani... Qualche ora fa, era qui; e il mio male era il suo male. Egli si lascia cadere su una sedia, come in una specie d’ottenebrazione repentina. Gherardo Ismera. , v’è un contagio del delirio. Mortella.

Non ha ancora ritratta la mano e non s’è rialzata ancóra, la figlia ha mutato attitudine, quando s’ode un passo alla soglia della porta destra, e appare Gherardo Ismera. Sembra ch’egli venga in cerca di qualcuno; e da prima non s’accorge della presenza di Costanza e di Mortella su la terrazza gi

Mentre egli solleva la portiera, ella si volge a guardare suo marito e sua figlia che restano in piedi l’uno di fronte all’altra; e vede che Mortella sorride. La portiera ricade. I due sono soli. Gherardo Ismera. State dunque bene, ora? Mortella. Bene, molto bene, padre d’anima. Ringrazio la vita. Avvicinatevi. Non abbiate paura di calpestare i fiori. Gherardo Ismera.

Nulla, nulla, Bandino. Non ti sbigottire. Giana voleva a forza che io andassi con lei per farmi incontrare col signor Ismera, e tentava di trascinarmi... Io non volevo. Bandino. Non avevi gi

Cosa molto più difficile, e forse più inebriante. È un insegnamento di martire. Giana. O di maga? Gherardo Ismera. L’una non è nell’altra, per una comune volont

Se il pregio d’una vita recisa potesse misurarsi al peso, ah, certo le nostre spalle si sarebbero incurvate, tutte le nostre ossa avrebbero ceduto sotto il carico. Giana. Così non si parla se non di un eroe. Una commozione virile trema nella voce del superstite. Gherardo Ismera. E non era un eroe?

Diceva dianzi: «Bisogna che io serbi la mia faccia al sorriso avvenire». Gherardo Ismera. È un’altra parola mistica. Ah, ma chi la salver

Se il mio fu un gioco, sembraste portarlo come un’ala. Mortella. Ne ho il segno tristo, e ho pianto invano per cancellarlo. Gherardo Ismera. Nel piangere, quante volte mi domandaste il perché del vostro pianto! Dove sono scorse quelle lacrime da voi sola conosciute, che la piccola Rondine non poté apprendere?

Siete stanco, stanco per aver preso troppo, per voler ancóra tutto prendere; siete stremato, e non volete confessarlo. Quando siete solo, v’accasciate súbito. Vi spiavo. Gherardo Ismera. Ah, fate questo? Mortella.

Giana. I capelli? Gherardo Ismera. I pensieri. Giana. Avete le mani abili? Gherardo Ismera. Non senza timidezza, signora. Giana. Forse per ciò le facevate male. Gherardo Ismera.

Parola Del Giorno

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