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Aggiornato: 9 giugno 2025
Nel fier tumulto Turacan s'accorse Al gran cimier, che d'ogni intorno alluma Ove AMEDEO travaglia in armi; e sorse Tale ira in lui, che da le labbra ei spuma; E troppo osando col
Fremeran l'armi de l'Europa; ed arsi Andranno in ira i regnator possenti, Onde di sangue e di sudor cosparsi I campi ondeggieran d'atri torrenti, Ma poi che i grandi altieramente apparsi Porransi in fuga, o sotto lui fian spenti, Dar
E però quegli onde ciascuno ha vita aría voluto ch'io vi protestassi, quando non provediate ai lor bisogni, che, senza alcun rispetto, lasceria cadervi a dosso lo sdegno Aretino: a cui diè forza fulminare i nomi nel modo ch'egli suol talor per ira fulminar l'alte torri.
Ad ascoltarli er'io del tutto fisso, quando 'l maestro mi disse: <<Or pur mira, che per poco che teco non mi risso!>>. Quand'io 'l senti' a me parlar con ira, volsimi verso lui con tal vergogna, ch'ancor per la memoria mi si gira. Qual e` colui che suo dannaggio sogna, che sognando desidera sognare, si` che quel ch'e`, come non fosse, agogna,
Ma colui lasciò parenti? esclamò il giovane con ira feroce. Non altri che il padre vostro. Egli peraltro, non potendolo in tutto privare delle avite sostanze, s'ingegnò di toglierne gran parte, che fe' passare ai ricchi suoi amici. Il giovanetto meditò alquanto, quindi, snudando il pugnale, Vendetta, gridò, vendetta contro tutti i ricchi, contro tutti gli oppressori! Giuro di mantener la promessa.
Dunque perchè l'indagine I nostri libri ispira; Perchè i costumi ipocriti Ci fanno schifo ed ira; Perchè, toccando l'ulceri, La nostra man non trema. D'insultatori un popolo Ci scaglia l'anatema!? Scosso all'ingiusto oltraggio, Tu ti contristi e piangi: Nelle dolenti veglie Fremi e la penna infrangi; E, forse, al melanconico Ingegno tuo tu chiedi Se un mondo immaginario È quel che ascolti e vedi!
Tacita, con selvaggio atto, a la sponda Del letticciòl si accovacciò la schiava; E tutto ira e piet
Tu sai bene che mi è sempre stato antipatico... Ma, che vuoi? stasera mi fa proprio compassione!... E a me, invece, col suo muso livido, mi fa rabbia, mi fa ira!... Che diritto ha, domando io, per essere geloso di mio marito?
Comincia il XXV Capitolo Al fine delle sue parole il ladro Le mani alzò con amendue le fiche, Diciendo: togli Iddio, che a te le squadro A dimostrare della superba e disperata ira del detto Vanni, propiamente così si figura, chiamandosi per lui verso la sua terra che per fuoco ardendo si risolva, da che pur in male operare il suo seme avanza.
È chiaro. Il duca istesso esce di rado. Perchè? Perchè teme incontrare il rivale; dunque lo odia ancora; ancora ne è geloso. Certamente. Se donna Livia mancasse alle sue promesse, se si trovasse un solo momento col suo antico amante, per sicuro questa volta il duca non le crederebbe. E l'indulgenza, usatale prima, aggiungerebbe alla sua ira, al suo furore.... Non lo credo cangiato.
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