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Aggiornato: 3 giugno 2025
Il luogo di Frassineto serba incerte e guerresche tradizioni intorno a queste orde di miscredenti. Negli Annali d'Italia il Muratori cita all'anno DCCCXXXIII Frodoardo cronista (in Ch. T. II Rer. Franc. Du-Chesne): i Saraceni abitanti in Frassineto meatus Alpium occupant, atque vicina quaeque depraedantur. All'anno DCCCCXL Frodoardo ancora dice che "una gran brigata d'Inglesi e Franzesi, incamminata per devozione a Roma, fu costretta a tornarsene indietro, occisis corum nonnullis a Saracenis. Nec potuti Alpes transire propter Saracenos, qui Vicum Monasterii Sancti Mauritii occupaverunt. Se qui è indicato il Monastero Agaunense di S. Maurizio ne' Vallesi, avevano dilatato ben lungi quegli Infedeli assassini di strada il loro potere". Segue ancora il Muratori, all'anno DCCCCXLI: "Circa questi tempi più che mai infierivano i Saraceni abitanti in Frassineto ai confini dell'Italia e della Provenza (Liut., lib. 5, n. 4). Studiava il Re Ugo la maniera di snidare quei crudeli masnadieri, e conoscendo di mancargli le forze per mare, giacchè in quei tempi gli Imperatori e Re d'Italia poco attendevano ad avere armate navali, prese la risoluzione d'inviare ambasciatori a Costantino e Romano Imperadori de' Greci, per pregarli di volere a lui somministrare una competente flotta di navi con fuoco greco, acciocché mentr'egli per terra andasse ad assalir quei barbari ne' loro siti alpestri, esse incendiassero i legni dei mori, ed impedissero, che non venisse loro soccorso dalla Spagna." E Frodoardo ancora, all'anno DCCCCXLII: Idem vero Rex Hugo Saracenos de Fraxinedo eorum munitione desperdere conabatur. Osserva il Muratori: "Pertanto dovrebbe appartenere all'anno presente ciò che scrive Liutprando (lib. 50, n. 5). Cioè che avendo Romano Imperadore inviato uno stuolo di navi a requisizione del Re Ugo, questi le incamminò per mare a Frassineto. L'arrivo d'esse col
²⁸⁶ Sozom., 492 sg. ²⁸⁷ Idem, 487 sg.
¹⁴⁴ Idem, II, 610, 10. ¹⁴⁵ Gregor. Naz., 115, D. ¹⁴⁶ Amm. Marcell., II, 26, 5.
E da qui nasce che Aristotile, dopo aver pronunziato francamente che «nummus omnia metitur» e che «pecuniae obediunt omnia», soggiunge poco dopo ch'era necessario per l'umano commercio «ut una re aliqua ponderanda et aestimanda essent omnia, idque revera indigentia est, qua omnia continentur»; e ne rende la ragione ben evidente: «Etenim, si nullo egerent homines, aut non eodem modo profecto, aut nullum, aut certe non idem pactum conventumque intercederet». Se di nulla abbisognassero gli uomini, se nulla disiderassero, quali contratti si farebbero?
Atque ut illa omnia superiora, vel edita iam, vel proxime edenda sunt, ita adnotationes ipsæ viventibus nobis fortasse nunquam exibunt: quoniam qui adnotandi et observandi finis erit, idem vitæ futurus est.
⁸⁹ Iulian., 362, 8 sg. ⁹⁰ Amm. Marcell., I, 269, 6 sg. ⁹¹ Amm. Marcell., I, 198, 5 sg. ⁹² Idem, I, 153, 20 sg. ⁹³ Idem, I, 217, 20 sg.
³⁸² Iulian., 421, 19. ³⁸³ Idem, 423, 10 sg. Si vede che Giuliano sentiva una profonda antipatia per lo zio e cercava di diminuirne la fama. Quest’antipatia ha la sua naturale origine dalla posizione che Costantino aveva fatto al Cristianesimo.
¹¹⁹ Amm. Marcell., I, 222, 5 sg. ¹²⁰ Idem, I, 268, 21. ¹²¹ Liban., I, 573 sg. ¹²² Liban., I, 573, 10 sg.
Numero due. Rifiutato. Numero tre. Idem. Numero quattro? Come sopra! Allora lo prenderò io, -disse timidamente la biondina, quella del naso all'insù. Signore anziane, accordate Pippoli alla postulante? domandò Lalla alle altre ragazze. Accordato! Accordato! risposero in coro. Ed ora, attente.
¹⁰⁹ Liban., I, 388, 8 sg. ¹¹⁰ Idem, I, 417, 2 sg. Sul basso Danubio, a Sirmio, la capitale della provincia, trovavasi Lucilliano, il quale, raccolti, in fretta e in furia, dalle citt
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