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Aggiornato: 10 giugno 2025


E pensando queste cose andavo cercando una frase molto significante con cui cominciare il discorso, nel caso che il destro si presentasse. La fortuna m'assistè. Vittor Hugo uscì per un momento, poi tornò vicino al camminetto e mi sedette accanto. La conversazione s'era rotta in molte conversazioni. Il momento non poteva essere più opportuno.

Avrei voluto prenderle le mani e baciarle; e baciarle il dolce viso commosso, e dirle che l'adoravo; e dirle che era mio quel libro di versi; e darle del tu. Hugo Wolff, pazzo e affamato, morto di crepacuore e di miseria, ci spingeva l'una verso l'altra, lo so. Ma la canzone finì. Ella si era levata in piedi, ed io non la guardai più. Uscii senza parlare.

Questo Epigramma lo scrissi o pubblicai nell'anno 1870, allorquando Prussiani e Francesi si trucidavano per una obbrobriosa questione di supremazia. Victor Hugo, nel suo splendido discorso recitato a Parigi in commemorazione di Voltaire, espresse presso a poco il medesimo concetto con queste parole: «Il diritto ora ha trovato la sua formola: la forza vien chiamata violenza e comincia ad essere giudicata; la guerra è messa in stato di accusa. La civilt

E intanto io spiavo l'occasione di potergli dir qualche cosa in un cantuccio, che nessun altro sentisse. Ah! non mi mancavano mica, allora, le cose da dirgli. Il coraggio m'era venuto, mille domande mi s'affollavano. Avrei dato un anno della mia vita per poter esser solo un'ora con lui, e afferrarlo per le mani, e dirgli sfrontatamente, guardandolo fisso: Ma insomma, Hugo!

Oh! se io fossi Michetti ti dipingerei; se fossi Victor Hugo scriverei per te un libro: ma se io fossi un Dio, fermerei la tua et

Il vostro personaggio vi ha egli raccontato tutto ciò ch'egli ha provato, sentito, ricordato, previsto, trascurato, ponderato? Se no, come avete fatto ad entrare nel suo cervello ed a leggervi quel che vi si passava?...» Victor Hugo, nell'Homme qui rit, ha un'epica descrizione del naufragio di una nave di Baschi, nessuno dei quali però si salva.

Bastava infatti, che non si parlasse in alcun modo di donne, di romanzi, di santa Chiesa; bastava non si parlasse male del sistema di governo, dei preti, dei carabinieri, della Banca nazionale, della Perseveranza; bastava non si parlasse bene dei repubblicani, di Garibaldi, di Vittor Hugo, del resto si era perfettamente liberi di ragionar di tutto, e d'altre cose ancora.

A un discepolo di Fidia sarebbe apparsa una bellezza greca; avrebbe innamorato Orazio quanto Byron, Rubens e Raffaello insieme, Gautier al pari di Hugo. Incontrandola, era impossibile non volgersi stupefatti ad ammirarla.

Una voce di poeta che amammo giovani e che lamentavamo muta da lungo tra le nostre file, la voce di Vittore Hugo, s'è riscossa al grido di Roma, della citt

Il miglior libro di strenna che si possa offrire è certamente quest’opera meravigliosa del grande Hugo, tradotta con quella purezza di lingua e semplicit

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