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Aggiornato: 7 giugno 2025
Chyreresis sente Rustico: & dice a le sue donzelle Chy. Sento cantar levate, e quiete andiamo Ad che fuggi s'io t'amo, ah volto adorno Siatele tutte intorno. Rus. aymè, che fate. Chy. Per niente nol lassate. Rus. hor su, che vuoi. Chy. Sol veder gli occhi tuoi, e il caro viso. Rus. O, o, che ioco, riso, e piacer sento Guardami i' son contento acio me lassi. Chy.
Il primo giorno di questo mese segna la morte di Aronne, avvenuta sopra il monte Hor nell’anno quarantesimo dell’uscita d’Israele dall’Egitto, e 123° della sua et
PASQUELLA. Tírate piú in qua in questo canto, ché la padrona non vegga. GIGLIO. Burlatime otra volta o no? PASQUELLA. Ben sai ch'io ti burlo. Son forse avvezza a burlare, eh? Vero, eh? GIGLIO. Hor dezite presto: que es esto? PASQUELLA. Sai? Quando noi parlavamo insieme, Isabella, la mia padrona, era venuta giú pian piano e stava nascosta accanto a me e sentiva ogni cosa.
Pluto tornato da l'impresa senza operare dice. Pl. La forza de virtù sforza mia forza Indarno mi mandasti, e indarno torno Per una pietra che l'inferno sforza Qual ella sempre ha in dito notte e giorno E l'altra poi, per la virgena scorza Che la natura, gli rivolse intorno Hor fatto havendo al tutto, ogni experientia Né potendo altro far, dammi licentia. No.
P ersutti accedant primo, bagnentur aceto, A pponatur apri lumbus, cui salsa maridet, T ripparumque buseccarumque adsit mihi conca, R ognones vituli lessi sapor albus odoret, I nsurgant speto quaiae, mostarda sequatur! S ic vivenda vita haec: veteres migrate fasoli! «Hic ridere potes Epicuri de grege porcum». HOR.
Finito il canto Nobile a madonna Chyreresis dice in questo modo. Se amor, priego e thesoro, mai non ti vinse Forsi dal dolce canto serai vinta: Che Orpheo, con quello, a Pluto lira, extinse Et ogni infernal furia, hebbe suspinta. Ch. Se 'l tuo dir sdegno, in petto, me dipinse Hor son di sdegno, e crudelt
Natura non pur l'uomo, ma, piú d'uomo se cosa altéra nasce, per la chioma la tien al segno; egli la grave soma, volendo o no, sen porta, umile e domo. «Nescit vox missa reverti». HOR. Sí; quando l'arte mia non vi s'arrisca opporsi a quante passioni ed onte fargli può mai quella soperba fronte, ch'ei sotto soi flagelli s'invilisca.
Ma hor ch'io son sanza alma e sanza voce Per troppo amarti, ah despietato sasso I' potrei ben cantar lento e veloce Ch'io facesse a nessun mover un passo Perho che tanto il mesto dir mio noce Che ognun che l'ode d'ogni gaudio è casso E s'io facea col canto un morto, vivo Ognun che me ode, hor so' de vita privo
Ru. hor vane stolte Mia orechia non te ascolta: e ad altro attendo. Ch. Partirmi mai non intendo. Ru. adonque resta.
S'io dissi a me pietosa sia tua verga hor dico che me ha qual serpe, o draga Che cui stenta meglio è raro disperga.
Parola Del Giorno
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