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Aggiornato: 18 giugno 2025
È una bella donna; è una bellissima signora. In quel momento ripassò innanzi a Vittorina Ornavati il ragazzo dalla giubba rossa. Giacomo, chiamò Vittorina. Chi è quel signore biondo laggiù? Il ragazzo diede un'occhiata alla coppia che si avviava verso la scala, accompagnata dall'uomo che aveva fatto gli sberleffi innanzi allo specchio. Il conte Filippeschi, rispose poi. E la signora?
Adesso veniva una ballerina che si teneva ciondoloni in braccio ad un bel signore alto, biondo, colla chioma studiatamente inanellata, la scriminatura larga, diritta, giusta, la gardenia all'occhiello della giubba e il pince-nez dorato.
Passo lento in cadenza, saggio, ritmato, monotono col dolce ondeggiamento dei gonnellini quadrettati color pinete alpestri, giubba kakì, berretto in forma di barchetta rovesciata sull'orecchio, fasce a mezzo polpaccio fissate da nastro e fiocco rosso. Splendore dei cuoi e degli ottoni.
I giovani, pronti, eseguiscono l'esercizio, ma il dottore sbuffa, brontola, grida. Lo sollevano di peso. Il piatto di maccheroni gli si rovescia sulla giubba. Crollo di bicchieri Inondazione di vino. Risate, urli, schiamazzo. Tutti spingono il dottore, lo pigiano come l'uva. Schizzano le sue urla.
Il commissario mosse difilato alla tavola, dove stavano i tre amici, si volse a Curzio, e gli chiese con tuono burbero: Siete voi il signor Curzio Ventura? Son io, rispose lo scultore. Ebbene, siete in arresto, gridò il commissario. E nello stesso tempo gli afferrò la giubba sul petto. Monti e Tognetti si alzarono, e cacciando indietro lo sgherro, lo costrinsero a lasciare l'amico.
Adesso cosa fa?... Ma signor conte... e lo fissò corrugando le ciglia. Il San Marsilio si era slacciato un po' la giubba per cercare il portafoglio e nel portafoglio la lettera del suo procuratore. Era una lettera lunghissima, che si riferiva al mutuo delle cinquantamila lire. Il San Marsilio volle leggerla tutta, da capo a fondo, stringendo sempre la mano alla signora Maddalena.
In quel momento vidi un uomo ben tarchiato che veniva verso di noi, con un cappello a larghe falde, una giubba di fustagno e calzoni simili che entravano negli stivali. Mi venne incontro con faccia aperta dicendomi: Di chi domanda? Del signor Nicola Bruni. Sono io.... Venga avanti. Io sono Daniele Carletti, nipote di Monsignor Giusep....
A meraviglia, prosegue a dire l'ometto abbottonando l'ultimo bottone della giubba fin sotto al mento; quand'è così le propongo un gioco pieno d'interesse e di commozioni, che permette di tirar l'orecchio alla carta, come si dice; ecco; spartiamo il mazzo per met
A Genova, come in molti luoghi, si fa di cappello ai milioni, anche quando non abbiano altre virtù che li rincalzino; ma a Genova, più che altrove, si fa di cappello al titolo di marchese, e a tutti i privilegi della nascita, non badando se siano posti su d'un uomo da nulla, come il mantello o la giubba sulle smilze grucce d'un attaccapanni.
Quella incredibile apostasia trovò un mondo di commentatori e di detrattori. Chi la scusava erano i nuovi amici della giubba voltata. "Imparino i signori democratici dicevano essi a trattare come trattano i loro uomini di merito!" Ma tutta la gente onesta e senza ambizioni politiche provò per quel traditore uno sterminato disprezzo.
Parola Del Giorno
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