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Aggiornato: 20 maggio 2025


Maurizio rideva, partecipando con tutta l'anima a quei giuochi infantili della divina creatura. Ma non c'era sempre da ridere. Quello stesso giorno, ad esempio, volendo forse prender consiglio dagli uccellini, Gisella s'inerpicava sulle alture, alla volta dei ginepri. Lassù, presso un cespuglio, aveva veduto due serpi avviticchiate, che davano sembianza del caducèo di Mercurio. Si era avvicinata, al solito, da vera figlia d'Eva, con molta curiosit

Stanco, abbattuto, disfatto da tanti viaggi, senza potersi formare un'idea del tempo che erano durati, vide ancora Gisella, ma non più in pericolo con lui. Egli era disteso in un letto, con le membra prosciolte, mentre Gisella andava e veniva per la sua stanza, insieme con Albertina; ambedue in aspetto d'infermiere, di assistenti al suo capezzale.

Gisella lo trattenne con un gesto, pur ritraendosi e volgendosi a lui sorridente; poi con un altro lo trasse accanto a , additandogli l'abisso che si schiudeva buio e rumoreggiante sotto i suoi occhi.

Con arrogante slancio danze baldanze da spaccamonti viene una seconda automobile. Tremano le foglie. Rompe l'aria una terza macchina. Petulante schiamazzare di fischi. Passano così, incalzandosi infilzandosi forse laggiù, 6 automobili diaboliche spazzole sulla stoffa della polvere arroventata. Il parco assalito geme e Gisella trema: Mi porti con lei in blindata. Sa, non ho paura.

Ma non voleva perder Gisella; lo atterriva l'idea d'esser cagione d'una sventura per lei. Povera bella! ed era ammalata; un guasto era avvenuto in quell'essere così perfetto. Ma come grave? a che punto poteva giungere? come si poteva rimediarci? Anzitutto, che cosa aveva osservato il medico? che cosa aveva detto a quel marito? se aveva detto qualche cosa, che fede meritava?

Male; rispose Maurizio. Ah, , scusate, dimenticavo che siete un marinaio. Ci vorrebbe un cavallo marino, per voi. E trascinava Maurizio con , lontano dalla casa, volendo rifarsi della noia di quella giornata. Ma col discorso ritornava spesso a sua moglie. Credo che quel monaco l'abbia stregata; diceva. Dal giorno che ha cominciato a seguire quel maledetto quaresimale, Gisella non ha più pace.

No, no; rispose egli. Cioè, diciamo pure di . Temevo di aver perduto quei fiori: e sarebbe stato veramente un cattivo augurio per me. Non voleva dire: temevo che qualcheduno fosse stato qui, mentre eravamo laggiù. Del resto, il dirlo sarebbe stato inutile, poichè i fiori erano stati ritrovati, e l'esperimento di Gisella aveva dimostrato in che modo fosse caduto il mazzolino.

Sempre alle dieci del mattino la vedeva comparire, per tre giorni alla fila. Il quarto giorno gli prese una matta voglia di sapere che cosa accadesse lassù al Martinetto. Andandoci di buon mattino e ritornando prima delle dieci, non c'era pericolo che incontrasse Gisella. Così tranquillo su quel punto capitale, uscì di casa muovendo verso l'Aiga; di l

Al respiro di Gisella rispose il cuore di Maurizio con un sobbalzo d'allegrezza. Ma quel sobbalzo fu tosto represso dal ritorno di un brutto pensiero; dal brutto pensiero che opprimeva da più giorni la mente del signor di Vaussana.

E fu triste senza fine; per quel giorno mutò perfino il posto alla predica; finita questa, se ne andò verso casa, senza aspettare le signore al varco del piazzale. Di questo, poi, non erano neanche da farsi le maraviglie: oramai erano più le volte che il signor Maurizio faceva così, che non quelle in cui si tratteneva a riverire Gisella, a barattare con lei le poche frasi di commiato.

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