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Non è vero che è stato bello? gli chiese Gisella, nella breve conversazione di commiato. , bello; rispose Maurizio. E non potè dirle altro, tanto soffriva. Ah, quel bene terreno che non contenta più l'anima! quel bene terreno da cui si può levar tante parti, e il resto si trasforma in amore di Dio!

Era un gentile pensiero; e la contessa Gisella, da buona figlia d'Eva, trovò che il capitano Dutolet ragionava benissimo. Così il buon ragno cansò quella sequela di argomentazioni che sogliono scaraventarsi in ogni societ

Ma parlava così per trarne occasione di consigliare che si mandasse pel prete, se pure i conforti religiosi fossero per piacere alla famiglia. Albertina conosceva l'animo di Gisella: si affrettò a condurre il generale fuori della camera, per dirgli il parere del medico, e insieme il suo consiglio, che non poteva essere disforme dal desiderio della malata.

Egli intanto si lodava in cuor suo di aver fatta quella strada due ore prima. Se nella mattina non avesse ceduto al primo impulso di rivedere il torrione dei suoi ricordi infantili, certamente non avrebbe osato allora di condurre la contessa Gisella a metter piede in quella fratta. Ed ebbe a parerle di sicuro la più esperta delle guide di montagna, poichè per l'appunto una ventina di passi più in l

Maurizio non ebbe pace fino a tanto non gli venne fatto di abboccarsi col medico, per sentire da lui che cosa fosse il malore ond'era minacciata la contessa Gisella. Ma doveva egli entrar subito in argomento? Un po' di confidenza ci voleva, e Maurizio pensò di non averla ancora meritata.

Ah, se ci fosse lui, mi sarebbe stato impossibile; rispose candidamente Gisella. Non gi

Prendete moglie, Dutolet; gli aveva detto ad un certo punto il generale. Se fossi ricco, perchè no? aveva risposto il capitano. Come? esclamò la contessa Gisella. C'è forse bisogno di esser ricchi? , e molto ricchi; rispose il buon ragno. Come si potrebbe altrimenti coprir di diamanti la donna che si fosse scelta a compagna?

Che è stato? Io non sapevo.... Se avessi immaginato.... E si volgeva così dicendo a Gisella, di cui poc'anzi aveva notato il pallore. Ma per allora non discerneva più nulla, tanto era turbato; l'immagine della donna adorata gli veniva agli occhi confusa, come i pensieri alla mente, come le parole alle labbra. Cose di poco, signor Maurizio; rispose ella placidamente.

Tremante all'atto repentino, stringendo più forte la sua Gisella, quasi temesse in quell'istante di perderla, Maurizio girò tutto intorno gli occhi sospettosi: non vide nulla di nuovo; ed ancora si volse a lei, chiedendole collo sguardo il perchè del suo turbamento improvviso. Lui! mormorò ella con accento soffocato. Lui! ripetè Maurizio. Chi? dove?

Scosso da lui, il conte Ettore si destò in soprassalto. Morta? esclamò egli, rabbrividendo. No, generale; vi chiede. Il vecchio gentiluomo accorse, e si chinò con atto affettuoso verso di lei. Gisella guardò il marito, lo guardò lungamente; poi si sforzò di sorridergli. Schiantava il cuore, quel triste sorriso. E volle parlare, la povera creatura; ma non le venne più fatto.