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Ad ogni modo, in mancanza d'altri, i ghibellini si gettarono in braccio a uno strano capo, Giovanni re di Boemia figliuolo di Arrigo VII, un bel giovane tutto zelante per l'imperatore, per il papa, per la pace, per qualunque impresa, vero cavaliere di ventura, precursor de' condottieri, quasi giá condottiero.

Da quel giorno le due donne si fecero tutti i dispetti possibili; non parlarono più, si chiusero la porta in faccia, sparlarono l'una dell'altra, si gettarono addosso mucchi d'immondizie, e se non si presero per i capelli, fu perchè si sfuggivano per non farne qualcuna troppo grossa.

I vecchi patriotti rimasero prostrati, scoraggiati di tentare nuove imprese; i giovani si gettarono negli stravizi, nella vita molle effeminata, che il governo straniero incoraggiava in molte maniere per facilitarsi il dominio d’uomini fiacchi e di anime corrotte.

Quanti furono gli adolescenti che, a somiglianza di Roberto Sarfatti, gettarono di proprio impulso nella immane fornace della guerra la loro esistenza, chiusa ancora nel mistero del boccio e non ricca che di promesse?...

Daùd alla testa di tre coraggiosi, sfidando il fuoco degli assediati che andava acquistando una terribile precisione, si spinse fino sotto alla finestra di Omar riparandosi dietro al gran tamarindo. I suoi uomini si gettarono a terra scaricando le loro pistole sulle finestre più vicine. Getta una fune! gridò il sennarese.

Da chi ci veniva fatta quella sorpresa?.. Io non lo so; certo che gli autori ne ebbero poco gusto; i volontarii si gettarono con rabbia verso la parte da cui così stranamente eravamo stati salutati, e probabilmente altri cadaveri si aggiungevano ai molti che ingombravano il circostante terreno.

Colla turpe soddisfazione della sbirraglia quando giunse a ghermire la preda, si lanciarono tosto i soldati addosso all'infelice, la cui unica voce fu ancora, Mio povero Venturino!» e caricato di catene, lo gettarono nella stiva e seco il figliuolo; col

E mastro Bernardo vi corse a furia, brancolando a guisa di cieco, urtando della persona nei muri, guidato dai cenni della contessa d'Osasco, non meno ansiosa, non meno trepidante di lui. L'uscio era aperto. Si gettarono dentro, egli, madonna Nicolosina e i pochi che avevano seguito mastro Bernardo lassù. Un doloroso spettacolo si offerse ai loro occhi in quel punto.

I parenti, che ci aspettavano sulla porta del Casino, si gettarono nelle nostre braccia, mentre Bitto, esaltato da parossismo di gioia, mugolava correndo su e giù per le scale, le stanze e la strada, saltando addosso ai passanti, ed entrando dai vicini con latrati convulsi per manifestare la sua immensa gioia del nostro felice ritorno.

Contro gente comune, quella carica sarebbe stata decisiva e una fuga precipitosa, se fosse stato possibile fuggire, ne sarebbe stato il risultato inevitabile; ma i nostri romani erano tali da sostenere qualunque assalto per ineguale che fosse il numero. Al primo squillo essi gettarono un colpo d'occhio sugli avversarii, e riscontrarono con soddisfazione che non eran complici della sorpresa.