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Aggiornato: 11 giugno 2025
Cento trentadue anni dopo la caduta di Samaria, Gerusalemme cadeva essa pure in potere di Nabucodonosor re di Babilonia, dopo un assedio di circa due anni. La citt
Mi terrei di passeggiare tutto il dì nato a far la ronda, come te; andrei fino a Gerusalemme in ginocchio, quand'anche vi fossero cento miglia, perchè, vedi, io son mantello da ogni acqua, purchè si buschino quattrini, e non vi si abbia a mettere la schiena. Ma dimmi, se nel tuo mestiero ti cascasse da guadagnare?... Guadagnare?... (domandava Macaruffo con ansiet
Fratelli di tutte le terre, il giuramento fatto dinanzi alla morte dev’essere fecondo di vita: guardiamo laggiù, verso il paese sacro alle memorie secolari della stirpe, dove Teodoro Herzl vuol riposare. Fratelli di tutte le terre, in cammino! anche se il lutto nuovo vi ha affranto, anche se il nostro Condottiero dorme, anche se da Vienna a Gerusalemme la via è lunga!
Parti, o anima, da questo mondo, nel nome di Dio Padre onnipotente che ti ha creato, nel nome del Figlio che ha patito per te, nel nome dello Spirito Santo che in te discese; nel nome degli angioli e di tutte le anime sante care a Dio. Oggi sia nella pace il tuo luogo, e la tua casa nella celeste Gerusalemme.»
Gerusalemme era considerata come una citt
³⁷⁴ Amm. Marcell., I, 288. Il secondo dei due discorsi infamanti è un grido di gioia per la catastrofe di Giuliano. Il terribile oratore accumula sul capo del caduto tutti gli oltraggi che gli fornisce la sua ricca fantasia o ch’egli attinge al gran serbatoio della letteratura biblica. Per poter esprimere tutta la nequizia di Giuliano si dovrebbe chiamarlo insieme Geroboamo, Acabbo, Faraone, Nabuccodonosor. Nessuna natura più pronta della sua nella scoperta e nelle macchinazioni del male³⁷⁵. E di ciò è prova il favore da lui largito agli Ebrei, e la promessa da lui fatta di ricostruire il tempio di Gerusalemme, promessa resa vana dal miracoloso intervento di Dio. La narrazione della campagna di Persia è irritante per lo spirito ingiusto e partigiano con cui è fatta. Tutta la meravigliosa preparazione e l’abilit
I rapporti fra Roma e Gerusalemme datano dal giorno in cui Pompeo entrò in questa citt
La Casa de Pilato, posseduta dalla famiglia di Medina-Coeli, è, dopo l'Alcazar, il più bel monumento d'architettura araba che esista a Siviglia. Il nome di Casa di Pilato le venne da che il suo fondatore, Don Enriquez de Ribera, primo marchese di Tarifa, la fece costrurre, secondo si narra, ad imitazione della casa del pretore Romano ch'egli aveva vista a Gerusalemme dove s'era recato in pellegrinaggio. L'aspetto esteriore dell'edifizio è modesto; l'interno è meraviglioso. Si entra dapprima in un cortile, non meno bello di quello incantevole dell'Alcazar, cinto d'un doppio ordine di archi sostenuti da leggiadre colonne di marmo, che forman due leggerissime gallerie, l'una sovrapposta all'altra, e delicate tanto alla vista da far temere che rovinino al primo soffio di vento. Nel mezzo è una graziosa fontana, sorretta da quattro delfini di marmo e coronata d'una testa di Giano. I muri sono ornati, in basso, di fulgidi musaici; più su, coperti di ogni maniera di capricciosi arabeschi; qua e l
Egli amava troppo le lingue di Zurigo e i mascarponi di Codogno, per disgustare un creditore, il quale era pronto a notare per tempo indeterminato. I funerali di Bartolomeo De-Majocchi si celebrarono a Gerusalemme con pompa non più veduta, e nella epigrafe piramidale esposta sulla facciata del tempio, il di lui nome per la prima volta si vide accompagnato col titolo di conte.
Arrivò sino ad ornare il Tempio di Gerusalemme di doni preziosi e offrirvi delle vittime; e rispettò il sabato a tal segno che ordinò che non si facesse agli ebrei la distribuzione del grano in quel giorno, ma bensì nel giorno seguente, non potendo essi il sabato dare nè ricevere denaro, nè altro.
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