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Aggiornato: 29 giugno 2025


Mi ha detto Gaetano, il compare mio, quello dello stabilimento del Sole, che ieri don Ciccillo ci ha accompagnato una ragazza, una bella ragazza, con lo scialletto e la frangetta sulla fronte. Non può essere. Come, non può essere? Gaetano non è pazzo. Non è pazzo, ma quello che vi ha detto, tata, non può essere. Lo ha visto coi propri occhi!

Non temete, signora, rispose a bassa voce la povera donna. È mio figlio. Poi siccome pareva che quella esitasse, aggiunse più piano: Entrate pure! Mentre la signora si avanzava nella stanza, Gaetano meravigliato trasse in disparte la madre, e le chiese. Chi è quella signora? Maria parve imbarazzata a rispondere, e mormorò fra i denti: È... una mia amica.

Appena che fra Gaetano lo scorse, gli fece segno di aspettare e sollecitò a dispensar la brodaglia. Poi, quando Gabriele fu restato l'ultimo, fra Gaetano cavò fuori di sotto la tunica un bel pezzo di pane bianco ed un groppone di cappone non male in carne, e l'offerse all'avidit

Gaetano si superò; fu felice in ogni frase, fu spiritoso, fu ridicolo, fu barocco: la platea, anzi tutto il teatro andava in convulsioni pel ridere, egli stesso si sentiva in ammirazione davanti alla sua bravura e quando, all'ultimo, un applauso fragoroso coronò l'opera, egli rivolse un'occhiata alla giovinetta del palco, sicuro di averle fatta impressione, sicuro di averla commossa al riso.

Gaetano! soggiunse la madre. Che cosa volevi dirmi? Niente, niente; non serve, rispose Tognetti, che si era posto di cattivo umore, e andava guardando in cagnesco don Omobono. Questi se ne accorse, e si levò in piedi. La non s'incomodi, sor prete, disse il giovane. Rimanga seduto. Oh no, signore! anzi me ne vado via. Signora Maria, vi riverisco. Signor Gaetano! Le son servo.

Intanto, così, per non destare sospetti, io vado a finire la mia partita. E infatti, Giano tornò a sedere al tavolo di prima, e a giuocare tranquillamente. Un altro uomo entrò nell'osteria, e si avvicinò a Curzio: era Gaetano Tognetti. Anch'esso aveva ricevuto dallo scultore un appuntamento in quel luogo. Curzio lo prese per mano, e lo condusse al tavolo dove aspettava Monti.

Gli uscieri rientrarono; a un cenno del presidente introdussero il relatore, il procuratore fiscale e il difensore. La sentenza, colla quale Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti venivano condannati alla pena di morte, fu letta ad alta voce dal cancelliere. La seduta si sciolse.

Gaetano Tognetti, giovane di carattere più irrequieto e impaziente, non sapeva adattarsi alle angustie del carcere, sopportare in pace la rovina di tanti ardimenti, riposarsi nelle aspettazioni dell'avvenire. Insofferente della prigione, si martoriava più e più colle smanie incessanti, che gli rodevano il cuore, e che esalavano in grida disperate di cruccio e di dolore.

La buona donna, levatasi in piedi, accompagnò il prete fino alla porta, e quivi prendendo la sua mano per baciarla, vi pose un cartocetto di soldi, che si era tolto dalla saccoccia. Don Omobono, mi raccomando alle vostre orazioni. Vi servirò indegnamente, rispose il prete, e se ne andò. Pare impossibile, mamma, che debba sempre trovarti con dei preti! disse Gaetano, quando fu solo con Maria.

Qualche volta la polizia non bastava, e doveva ricorrersi ad un buon nerbo di truppa, e non per una sera soltanto!⁷³. ⁷³ Vedi lettera del Vicerè Colonna al Maresciallo Don Gaetano Sances de Luna, in data del 15 agosto 1780, in Reali Dispacci, registro n. 210, foglio 20, dell’Archivio di Stato di Palermo. Ed ora passiamo ad altro ordine di cose teatrali.

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