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Aggiornato: 26 giugno 2025


Aspetta, diss'io, fermandola innanzi al negozio d'un libraio. Mentre passavo, m'era parso di veder sulla copertina d'un elegante volume, un nome che in quel posto era stranissimo. Gian Luigi Sideri, lessi. Il lastrico dell'inferno, romanzo! Come è possibile? È un tuo amico? domandò Lidia. Ma senza dubbio, un mio caro amico. È inesplicabile questo risveglio....

"Sarebbe stata fortuna maggiore per me, l'interruppe Gian Giacomo cui brillò in volto un lampo d'orgoglio, che si fosse col

Si mise innanzi allo scrittoio, dispose i fogli, prese la penna, mi si rivolse: Che cosa debbo scrivere a mamma? E il libro di Gian Luigi mi domandavo quale esito aveva avuto? Un buon esito, certamente, perchè Gian Luigi doveva aver gusto, l'istinto della misura, che non s'insegna.... Sergio! chiamò Lidia, sorpresa. Non hai udito: come debbo scrivere a mamma?

L'utopia sembrava doversi effettuare. Gian Luigi Sideri, arrivato, dopo infinite delusioni, a Laura Uglio dolente di infinite delusioni, era l'uomo pel quale molto ancora una donna avrebbe potuto contare.

Non vi fermate alle sue melanconie, ai suoi piagnistei: guardate al sodo della sua vita: tutte le volte che Gian Giacomo ha voluto cercare il successo, il successo gli è venuto incontro: colpa sua se sovente egli l'ha rinnegato per rinchiudersi daccapo nella chiocciola della sua pigrizia.

Laura, Gian Luigi, ed io, conoscevamo così profondamente i doveri ed i diritti di ciascun di noi, che non amavamo affrontarci, preferendo un fatto dubbio, larvato di convenienza, a una risposta secca e noiosa.... Certo, nel calendario d'amanti che la societ

Ora, Gian Luigi, scettico, indifferente, fatuo o innamorato, che importava? aveva d'un tratto raccolte le sue forze, aveva lavorato, aveva dato alla luce un volume, un grosso volume, a quanto si vedeva, che gli era costato almeno sei mesi de fatiche, i sei mesi del mio matrimonio.

L'altro, con un sorrisetto significativo, gli diede una letterina che avevano portato allora dal teatro Dal Verme. Gian Maria e Temistocle, per incarico del fratello, stavano alle vedette, per badare in quei giorni che certe lettere o bigliettini non capitassero fra le unghie materne. Giacomo, mentre si asciugava le mani, guardava fisso la lettera con occhio torvo: Dammela.

Nulla, frattanto, aveva potuto snebbiare i miei sospetti sopra Gian Luigi; anzi, li avevo confermati osservando come egli mancasse ai martedì abituali, in cui non era possibile la conversazione intima e gustosa.

Si ragionò di molte cose, a mensa, mutando gli argomenti come le portate. Così venne "in tavola" l'eccelso Gian Aloise, con tutte le sue vaste ambizioni, ch'erano poi la gloria e l'onore della illustre casata dei Fieschi; una delle prime signorili d'Italia, e gi

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