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Aggiornato: 20 luglio 2025
Nemico ferro ci squarciò la fronte, E pur cadendo singhiozzammo: Avanti! E plebi insane inferocîr su noi, E vilipesi fummo e lapidati, Crocifissi, derisi, torturati, Senza tregua o quartier!... Noi siam gli eroi.» .... Ed io sorgo ed esclamo: Oh, perchè mai Tanti sospiri e tante vite infrante, E tante ambasce e tanto lutto, e tante Serie infinite d’infiniti guai?...
Ed elli a me: <<Tu vero apprendi, e d'iracundia van solvendo il nodo>>. <<Or tu chi se' che 'l nostro fummo fendi, e di noi parli pur come se tue partissi ancor lo tempo per calendi?>>. Cosi` per una voce detto fue; onde 'l maestro mio disse: <<Rispondi, e domanda se quinci si va sue>>. E io: <<O creatura che ti mondi per tornar bella a colui che ti fece, maraviglia udirai, se mi secondi>>.
Il vortice tanto temuto ci raggiunse, ci avviluppò nelle sue spire; la barca girò ripetutamente sopra sè stessa, i remi andarono in pezzi, il timone si ruppe, fummo tratti a capofitto come lungo l'arco d'una cascata, e il mare parve sul punto di chiudersi sopra di noi. Nello spasimo di quella suprema agonia il nodo che mi serrava la gola si sciolse, misi un grido acuto, e...
Tosto sara` ch'a veder queste cose non ti fia grave, ma fieti diletto quanto natura a sentir ti dispuose>>. Poi giunti fummo a l'angel benedetto, con lieta voce disse: <<Intrate quinci ad un scaleo vie men che li altri eretto>>. Noi montavam, gia` partiti di linci, e 'Beati misericordes! fue cantato retro, e 'Godi tu che vinci!.
Si celebrava in quei giorni la festa per la circoncisione di un bambino d'un impiegato al divano, e fummo invitati ad intervenire una sera al divertimento.
appiglio` se' a le vellute coste; di vello in vello giu` discese poscia tra 'l folto pelo e le gelate croste. Quando noi fummo la` dove la coscia si volge, a punto in sul grosso de l'anche, lo duca, con fatica e con angoscia, volse la testa ov'elli avea le zanche, e aggrappossi al pel com'om che sale, si` che 'n inferno i' credea tornar anche.
Gia` era, e con paura il metto in metro, la` dove l'ombre tutte eran coperte, e trasparien come festuca in vetro. Altre sono a giacere; altre stanno erte, quella col capo e quella con le piante; altra, com'arco, il volto a' pie` rinverte. Quando noi fummo fatti tanto avante, ch'al mio maestro piacque di mostrarmi la creatura ch'ebbe il bel sembiante,
<<Io ti seguitero` quanto mi lece>>, rispuose; <<e se veder fummo non lascia, l'udir ci terra` giunti in quella vece>>. Allora incominciai: <<Con quella fascia che la morte dissolve men vo suso, e venni qui per l'infernale ambascia. E se Dio m'ha in sua grazia rinchiuso, tanto che vuol ch'i' veggia la sua corte per modo tutto fuor del moderno uso,
Una ondata di sole entrò dalla porta aperta e Alessio si pose a battere le mani. La primavera è venuta disse Lui non fiorisce ancora il vostro giardino? Oh! appena qualche giacinto. Andiamo a vedere. Discendemmo lo scalone tutti e tre e quando fummo nel viale mio cugino si fermò a guardare il giardino ancora brullo ma colle aiuole gi
Tanto è vero che in prigione si soffre del digiuno prolungato, che il 2556 cioè il direttore del Secolo mi disse, la seconda volta che fummo al Cellulare, queste testuali parole che trovo registrate nel mio diario: Una buona novit
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