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Aggiornato: 11 luglio 2025


Lo so, lo so; rispose Flavio arrossendo suo malgrado. Sono tre giorni che le autorit

I due giovani lo scorsero e trasalirono. Voi, gridò Erminia, e cedendo ad un primo impeto di timore e di vergogna, fuggì attraverso le piante. Chi siete o signore, tuonò Gervaso fulminando Flavio con uno sguardo, che cosa fate in questo luogo, rispondete. Flavio rimase in piedi muto, annichilito, tremante.

È bensì vero che ne troviamo una bellissima descrizione in Giuseppe Flavio, ma essa è più probabilmente la descrizione dei Tempio di Erode che non quella del Tempio di Salomone. Ad ogni modo noi ci studieremo di dare qui quei dati, che a noi paiono i meno incerti.

Parla adunque! L'Erminia vedete... Ebbene? È innamorata. Oh bello! Ma di chi? Oh mio Dio, non avete mai notate le infinite cure che le usa il signor Flavio nostro maestro di disegno; non li avete mai sorpresi in dolci colloqui, non mai osservato com'essa si confonde allorquando le parlate di lui e come la sua mano trema sul disegno quando Flavio si ferma a contemplarla?

Troppo tardi! prorompe il giovine colle lagrime agli occhi; oh, è orribile! Lo sguardo di Flavio si ferma su Gervaso; le lagrime in allora gli si inaridiscono sulle ciglia, un'espressione di dolorosa sorpresa gli si diffonde sul volto. Tende il dito verso Gervaso ed esclama con voce straziante: Voi! Voi che assassinaste mio padre! Ed io vi amava!

Fu per chiamarlo infame ed avvelenargli col veleno del disprezzo la sua ultima ora, se non che gli ritornavano in mente le cure pressochè paterne prodigate alla sua infanzia e quel ricordo valeva a domargli l'immensa ira che gli tumultuava in petto. Fintanto che Flavio si trovò nelle braccia un freddo cadavere. Lo compose in allora dolcemente sull'erba e si alzò.

Amala Flavio, proseguì Gervaso e ti serbi il santo orgoglio di non costarle mai una lagrima sola. Oh, zio mio ve lo giuro, ella sar

Oh, se questo è un sogno ch'io non possa destarmi più mai! Ed i due amanti si strinsero in un casto amplesso. Pochi momenti prima, allorquando Flavio trovò Erminia nel boschetto dei platani, veniva suonato alla porta d'ingresso del collegio. Entrava un uomo vestito con quella ricercatezza che si veste il popolo nei giorni festivi.

⁷⁹ G. Flavio crede che il nome di questo profeta fosse Iadon, ma probabilmente egli lo confonde con Iedò o Iudò menzionati nel secondo libro delle Cronache.

Stimo opportuno continuare la descrizione del trionfo di Tito, affinchè il lettore, a cui sia ignoto Giuseppe Flavio, possa avere un'idea di quello stupendo spettacolo. «È cosa difficile dice Giuseppe descrivere la variet

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